L’ONU ha dedicato alle popolazioni autoctone una speciale attenzione durate il 2019, prendendo come esempio il loro stile di vita in relazione con la natura. Questi popoli rappresentano il 6% della popolazione mondiale, ma anche il 15% dei poveri, vivono in 90 paesi e sono depositari di 5 mila culture diverse, sono un’importante barriera contro i cambiamenti climatici vivendo da secoli in armonia con la natura: sono i popoli autoctoni, alle cui lingue e alla loro conservazione l’ONU ha dedicato il 2019.
Per fare il punto sull’Anno Internazionale delle lingue autoctone nella sede ONU di New York fino al 3 maggio si incontreranno oltre mille rappresentanti di queste culture, provenienti da tutto il mondo. Saranno diversi i temi all’ordine del giorno come lo sviluppo economico e sociale, l’ambiente, l’educazione, la salute e i diritti umani di questi popoli. Durante il discorso preliminare la Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Maria Fernanda Espinosa ha ricordato che le conoscenze dei popoli autoctoni giocano un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico, saperi riconosciuti nell’Accordo di Parigi sul Clima.
“I popoli autoctoni – ha aggiunto Espinosa – coesistono in armonia con la natura da secoli e secoli e contribuiscono a proteggere circa l’ 80% della biodiversità del pianeta“.
Ad aprire i lavori della conferenza è stato poi Tadodaho Sid Hill, capo degli Onondaga, che ha fatto il suo discorso alle Nazioni Unite indossando il vestito e il copricapo tradizionale della sua popolazione.