L’emergenza colera in Yemen rischia di ritornare a livelli catastrofici: nelle ultime settimane di marzo sono state registrati 2.500 nuovi casi sospetti al giorno, un aumento esponenziale rispetto ai 1000 contagi giornalieri registrati in media a febbraio. E’ l’allarme lanciato da Oxfam.
“Il nuovo picco di colera potrebbe peggiorare ancora, con l’imminente arrivo della stagione delle piogge,” ha detto Paolo Pezzati policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Nuove inondazioni andrebbero a contaminare ulteriormente le poche fonti d’acqua disponibili, accelerando la diffusione della malattia. Al momento stiamo assistendo ad un numero di nuovi casi di colera e relativi decessi, 10 volte superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2018.”
Dall’inizio dell’epidemia di colera nel 2016, più di 3.000 persone sono morte e oltre 1,3 milioni sono state contagiate. Il picco dell’epidemia è stato raggiunto nel giugno del 2017, con una media di circa 7.000 nuovi casi sospetti identificati al giorno. Una catastrofe di tale proporzioni da portare a fine del 2017 l’OMS a definirla “la più grave della storia“. Una tragedia che adesso rischia di ripetersi. Oxfam ha infatti calcolato che se i nuovi casi sospetti continueranno a crescere ai ritmi attuali per il resto dell’anno, sarà sicuramente superato il picco epidemico del 2017. “In oltre quattro anni di guerra il popolo yemenita ha già subito la più grave epidemia di colera di sempre e il crollo dell’economia del paese – continua Pezzati – Permettere a questa malattia di diffondersi di nuovo, causando altre vittime innocenti ed evitabili, sarebbe una nuova, vergognosa macchia sulla nostra coscienza“.
“La comunità internazionale deve intervenire al più presto per garantire che gli aiuti umanitari e le organizzazioni sul campo, come Oxfam, possano raggiungere tutte le persone che hanno bisogno di cure e lavorare per prevenire il contagio tra le comunità più vulnerabili“, aggiunge ancora. “Acqua pulita e servizi igienici adeguati sono essenziali per prevenire il colera, – continua Pezzati – ma al momento 17,8 milioni di persone, secondo le stime delle Nazioni Unite, non hanno accesso ad acqua sicura, perché i sistemi idrici e fognari sono distrutti o danneggiati. A questo si aggiunge che, con solo poco più della metà delle strutture sanitarie e degli ospedali in funzione, in tantissimi non hanno accesso alle cure o non possono permettersi il costo del trattamento“. “In un Paese dove i servizi pubblici non esistono quasi più, il lavoro delle organizzazioni per portare acqua potabile, cibo e assistenza medica alla popolazione, è oggi più cruciale che mai – conclude Pezzati – I ritardi imposti alla distribuzione degli aiuti stanno mettendo a rischio la vita di un milione di yemeniti, già stremati da oltre quattro anni di guerra “.