La scienza medica e biologica è in evoluzione continua, e proprio nel tempo focalizza la sua attenzione in una branca recentissima dello studio dell’uomo: la cronobiologia.
Esiste un’ora precisa per assumere farmaci o eseguire interventi chirurgici e c’è uno stretto legame fra ritmo biologico e patologie: è quello che afferma la cronobiologia, lo studio del tempo negli organismi viventi, nuova frontiera della medicina consacrata dal Premio Nobel, nel 2017 conseguito da Young, Rosbah e Hall per le loro scoperte sui meccanismi molecolari che controllano il ritmo circadiano.
L’evoluzione di questi studi, consentirà ai medici di consigliare ai pazienti l’ora migliore per curarsi in relazione a patologie e a ritmi di vita individuali, ma anche prescrivere diete alimentari o attività fisica. La cronobiologia apre la strada anche al perfezionamento dei cronofarmaci, che focalizzano l’ora ottimale per ricevere un trattamento.
“Una ferita di giorno guarisce in modo diverso da una ferita che avviene di notte, perché l’orologio nelle cellule dei tessuti hanno dimostrato che i pazienti ricoverati per ustioni avvenute di giorno hanno un tempo di degenza in ospedale inferiore di almeno dieci giorni rispetto a quelli con le stesse ustioni avvenute di notte“, spiega Silvia Barbiero, studentessa di Medicina alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, allieva di Michele Emndin, docente di cardiologia all’Istituto di Scienze della Vita e di John O’Neill dell’Università di Cambridge, luminare di cronobiologia.
Il medesimo principio vale per gli interventi chirurgici dove l’impiego di crono-farmaci rende ottimale la prestazione regolando l’orologio del tessuto da operare come se per esso fosse mattina.
Secondo i cronobiologi, molte patologie cliniche come ictus e infarti hanno un andamento circadiano: per molti infarti il picco di insorgenza è nelle ore mattutine.
Connesse con il disordine dei ritmi biologici e collegate alla luce sono anche le depressioni invernali.
“L’ora legale ha un impatto enorme sulla Salute – aggiunge Barbiero – e l’Unione Europea ha deciso di abolirla non solo per motivi di ordine economico.
Per ogni ora cambiata, l’organismo ha bisogno di un giorno intero per riadattarsi“. “Per come siamo fatti, ovvero come esseri in spazio e tempo, – conclude Michele Emdin – è necessario il rispetto del nostro ritmo cronobiologico attraverso un corretto stile di vita, evitando di alterare i cicli luce/buio. Quando esiste una patologia si debbono somministrare i farmaci ponendo attenzione alla variazioni circadiane fisiologiche dei nostri parametri biologici per ottenere un riequilibrio dei ritmi che la malattia ha alterato“.