Il diabete di tipo 2 è una delle patologie più diffuse del terzo millennio: ne soffrono moltissimi italiani che sono obbligati a convivere con delle cure perenni e con tutta una serie di patologie conseguenti e molto pericolose per la salute. Una delle cause primarie è dovuta a un’alimentazione errata, ricca di zuccheri e cibi raffinati, che vanno a sovraccaricare il pancreas. Per tale ragione il primo consiglio per prevenire e curare la glicemia alta è proprio quello di partire da un’alimentazione sana e bilanciata.
Nei malati di diabete infatti il pancreas ha difficoltà a produrre la corretta quantità di insulina: questo comporta un eccesso di zuccheri nel sangue che, alla lunga, può risultare molto pericoloso.
Sono diversi gli alimenti che possono giovare nella lotta contro il diabete: è consigliata in particolare l’assunzione frequente di zucchine, carote, lupini, cardamomo. Anche la frutta, se consumata in piccole dosi, fornisce energia “pulita” per l’organismo.
Gli alimenti proteici sono da sempre tra i prediletti per chi vuole tenere a bada la glicemia alta, proprio per la loro naturale composizione povera di zuccheri, tuttavia quello che in molti non sanno è che alcuni di essi possono influenzare significativamente la patologia. E’ il caso della carne che, se assunta sopra la media, aumenta la resistenza all’insulina. Molto importante è anche considerare la preparazione: andrebbe preparata con una cottura media o al sangue, mentre una cottura eccessiva può sovraccaricare il lavoro del pancreas, incentivando il diabete.
Lo rivela un articolo pubblicato sul Journal of Hepatology nel 2018 che, come spiega Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid), “ci dà informazioni nuove che possono essere utili indicazioni alimentari per chi ha diabete o è a rischio di svilupparlo”.
La ricerca, condotta dal Tel Aviv Medical Center ha interessato 789 individui di età media pari a 59 anni, sottoposti a colonscopia, esami del sangue a digiuno ed ecografia epatica. Il 15% di loro manifestava già diabete di tipo 2. Nello specifico è stato osservato che eccedere con l’assunzione di carne rossa favoriva l’aumento di fegato grasso e resistenza all’insulina. Riguardo invece i metodi di cottura, l’insulinoresistenza si manifestava sopratutto in colore che abitualmente consumavano carne grigliata o cotta tramite frittura e arrostita, ovvero metodi che producono una maggiore quantità di ammine eterocicliche, composti associati in precedenza ad alcuni tipi di cancro.
“Che gli acidi grassi saturi presenti nelle carni rosse possano esser correlati alla mancata risposta dell’insulina è noto. Il nuovo studio – commenta Sesti – mostra che le ammine eterocicliche prodotte da eccesso di cottura aumentano l’infiammazione e lo stress ossidativo. Questo a sua volta provoca una produzione elevata di glucosio da parte del fegato e una minore capacità dei muscoli di utilizzare il glucosio stesso: i due meccanismi insieme portano a insulinoresistenza”.
Il consiglio è quindi di assumere dosi moderate di carne rossa e regolarne bene la cottura.
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