Epatite C: l’Italia al top in Ue con quasi 180mila curati

Con quasi 180 mila pazienti trattati contro l'Epatite C fino ad oggi, l'Italia è il Paese più virtuoso in Europa per il numero di persone curate
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Con quasi 180 mila pazienti trattati contro l’Epatite C fino ad oggi, l’Italia è il Paese più virtuoso in Europa per il numero di persone curate. Ma nel 2019 si esaurira’ il fondo destinato ai farmaci innovativi e questa fase andra’ gestita con attenzione. A fare il punto oggi sulla strada fatta e quella da fare, il convegno “Stato avanzamento lavoro del Piano di eliminazione dell’Epatite C in Italia”, che si è tenuto nella Sala di Santa Maria in Aquiro del Senato.

“In questi anni – precisa Massimo Galli, presidente della Societa’ Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) – abbiamo avuto in Italia risultati straordinari“, come dimostrano i registri di trattamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), in base ai quali 178 mila persone, a metà aprile, avevano iniziato o terminato il trattamento con gli antiretrovirali che eradicano il virus. “Se in termini assoluti alcuni Paesi hanno numeri maggiori, rispetto alla prevalenza dell’infezione nella popolazione generale abbiamo i numeri migliori in Europa e tra i migliori al mondo“, precisa Galli.

“Stiamo andando verso l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ di eradicazione dell’Hcv entro il 2030 e i farmaci di nuova generazione – precisa Stefano Vella, direttore del Centro per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità – stanno eliminando la mortalità per epatite, riducendo i casi di tumore del fegato e la necessita’ di trapianti”.

Per questo costituiscono, tra l’altro, ha spiegato Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria presso l’Universita’ di Tor Vergata di Roma, “un risparmio a lungo termine per la spesa sanitaria pubblica”. Le persone trattate, infatti, ricorda Rossana Boldi (Lega), vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera, “tornano ad avere una vita normale, non necessitano più di cure specifiche e possono tornare a essere produttive dal punto di vista lavorativo”. Tanti però sono ancora quelli da trovare e il problema è individuarli.

“Non solo manca l’attività di screening per scovare chi non sa di essere infetto – denuncia Massimiliano Conforti, vicepresidente di Epac onlus – ma ci sono anche circa 130 mila persone che sanno di esser malate ma convivono con il virus e non vengono indirizzate dal medico di famiglia nei centri in cui possono esser prescritti i nuovi antivirali”.

E il futuro riserva incertezze. Nel 2019 si esaurirà, infatti, il fondo di un miliardo e mezzo stabilito per il triennio 2017-19 per i farmaci innovativi. “Questa fase di transizione da una gestione a livello centrale a una gestione a livello regionale – mette in guardia Massimo Galli, presidente della Simit – andrà portata avanti con attenzione. Non è scontato che avvenga senza intoppi”.

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