Una patologia insidiosa, nota da circa 40 anni ed estremamente aggressiva, in particolare nei giovani. E’ l’epatite delta, “che ha bisogno dell’epatite B per infettare le cellule dei pazienti e che nel mondo si stima colpisca oltre 20 milioni di persone“, spiega Pietro Lampertico dell’Università Statale di Milano. “Possiamo pensare che il 5% dei pazienti italiani con epatite B abbia anche la D“. Contro questa malattia, che porta velocemente a scompenso epatico ed epatocarcinoma, finora non c’erano cure ad hoc. Ma al Congresso Easl (Associazione europea per lo studio del fegato) di Vienna sono state presentate “importanti novità“.
“Finora usavamo off-label l’interferone, che però aveva numerosi effetti collaterali – ricorda l’esperto – All’International Liver Congress sono stati presentati almeno 4 potenziali farmaci in diverse fasi di studio contro l’epatite delta“. Uno in monoterapia per bloccare la replicazione virale, un altro abbinato a interferone, un altro ancora che interrompe una tappa enzimatica cellulare della replicazione del virus, e un nuovo tipo di interferone. “Su due di questi approcci saranno avviati anche in Italia studi di fase III, che speriamo porteranno a delle nuove terapie contro questa epatite particolarmente aggressiva“, conclude Lampertico.