Fecondazione eterologa: nati 5mila bebè dal via libera della Consulta 5 anni fa

Sono trascorsi cinque anni da quando la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa in Italia
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Sono trascorsi cinque anni da quando, il 9 aprile 2014, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa in Italia, imposto dalla legge 40/2004. Da allora, anche le coppie italiane che non hanno la possibilità di concepire un figlio per motivi legati all’età o a patologie possono ricorrere alla donazione di gameti sia maschili (spermatozoi contenuti nel seme) che femminili (ovociti), anche contemporaneamente (doppia donazione o donazione di embrioni). “I dati ufficiali che abbiamo disponibili arrivano fino al 2016, ma se vogliamo fare una stima di massima su quanti bimbi siano venuti al mondo in Italia grazie a queste tecniche dal 2014 a oggi, potremmo essere intorno ai 5 mila“, dice all’Adnkronos Salute Andrea Borini, past president della Società italiana di fertilità e Medicina della Riproduzione (Sifes-Mr).
Il registro sulla Procreazione medicalmente assistita dell’Istituto superiore di sanità (Iss), struttura che fornisce i dati ufficiali al ministero della Salute, indica 62 nati vivi da tecniche eseguite con donazione di gameti nel 2014, 601 nel 2015 e 1.457 nel 2016. Circa 2 mila in due anni e mezzo, quindi, ma “i numeri sono andati poi aumentando – stima Borini – raggiungendo a mio parere i 5 mila nati da quando la Consulta ha dato il suo via libera, fino a oggi“.
Un incremento “che di certo non si basa sull’utilizzo di gameti donati da italiani, ma quasi sempre acquistati tramite banche estere specializzate. Poi si è sviluppato anche un altro sistema, e cioè quello di inviare il seme congelato a questi centri, dove avviene la fecondazione in vitro su ovociti freschi e viene inviato indietro l’embrione allo stadio di blastocisti per il trasferimento nell’utero della paziente, qui in Italia“. Il problema rimane dunque quello “sociale, e anche un po’ provinciale, della mancanza di donatrici, ma anche di donatori di gameti in Italia. E’ davvero poca l’informazione che si fa sulla possibilità di donare. Tanti hanno parlato della necessità di fare campagne di sensibilizzazione, nessuno le ha ancora fatte“.
Fra gli altri problemi, anche quello della mancanza di una retribuzione prevista per le donatrici e i donatori di gameti: “Non è che in Spagna – fa notare il ginecologo – ricoprano d’oro queste persone. Ma fra avere qualche centinaia di euro e non averle, di certo i volontari sono incentivati se ricevono un rimborso spese. In Italia c’è un numero elevato di persone che richiede di diventare genitori sfruttando la donazione di gameti e non si fa niente per aiutarle. Permane un senso di oscurantismo: nessuno ne ha più parlato e quello che resta è la sensazione che non se ne sappia abbastanza. Si chiede di donare il sangue, ma non i gameti“.
Secondo Borini sarebbe inoltre necessaria “più chiarezza per quanto riguarda i risultati che si possono ottenere grazie alla donazione di ovociti: si continuano a reclamizzare percentuali di gravidanza che non sono attendibili dal punto di vista biologico. Chiunque dice che ha successo nel 70-80% dei casi, dovrebbe anche dichiarare come fa a ottenere queste percentuali: al decimo tentativo, forse, si potrebbe arrivare a tali numeri, ma sarebbe difficile anche in natura. Occorre prestare maggior attenzione a reclamizzazione risultati strabilianti – conclude – perché i numeri e la scienza ci dicono che la percentuale di successo della fecondazione eterologa è attorno al 40%“.

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