Di lui pensiamo di conoscere tutto, eppure Leonardo Da Vinci non nacque nel 1452, non era figlio ma nipote acquisito del notaio Ser Piero in Vinci, sua mamma non proveniva dai ceti bassi della società ma era un nobildonna e non fu allievo del Verrocchio.
I nuovi studi degli scritti sul Genio del Rinascimento, delle sue opere e dei suoi dipinti portati avanti dal ricercatore Riccardo Magnani, autore di diversi libri, irrompono nelle celebrazioni del cinquecentenario della morte e, documenti alla mano, stravolgono la conoscenza finora diffusa sui dati fondamentali della vita dell’autore della “Gioconda”, partendo proprio dall’anno in cui egli nacque e dalla vera identità dei suoi genitori. Magnani illustrerà le sue nuove ipotesi nella Sala della Musica del Relais Santa Croce di Firenze (via Ghibellina 87) lunedì 15 aprile, alle ore 19, nel giorno del compleanno di Leonardo.
”L’unico dato pressoché attendibile nelle biografie di questo illustre personaggio – spiega Magnani – è quello della morte: il 2 maggio 1519 nel maniero di Clos-Lucé ad Amboise. Secondo tutti i più autorevoli biografi (Vasari, De Pagave, Albertville) all’epoca della morte Leonardo era poco più che 75 enne. Basta un facile calcolo matematico, per capire che nella più restrittiva delle ipotesi è nato prima del 1444”. Un dato, secondo Magnani, che viene indirettamente confermato dall’unico biografo vivente all’epoca della morte di Leonardo, ossia Antonio de Beatis, segretario personale del cardinale Luigi d’Aragona, il quale nel 1517 scrive: ”andammo a visitare messer Leonardo da Vinci fiorentino, vecchio di più di 70 anni”.
Questa testimonianza diretta conferma inequivocabilmente che la data di nascita è almeno anteriore al 1447. Perché allora gli studiosi hanno assunto universalmente come data di nascita di Leonardo il 15 aprile 1452? ”Nel 1746 – sottolinea lo studioso – il biografo Giovan Battista Dei suggerì questa data dopo aver trovato un appunto del padre del notaio di Vinci nel registro dell’Archivio storico fiorentino e interpretando ciò che Vasari aveva scritto ne ”Le Vite de più eccellenti pittori, scrittori e architettori” al capitolo relativo a Leonardo, presumendo il fatto che Ser Piero in Vinci era il padre legittimo di Leonardo, e collocando di conseguenza la sua nascita ad Anchiano”. Ma ”Le Vite” di Giorgio Vasari venne stampato due volte: la versione a cui tutti si ispirano, Dei compreso, è la seconda del 1568, una rivisitazione della precedente versione edita nel 1550, che era più scarna di immagini, ma più ricca di particolari.
”Nella prima versione de ”Le Vite” – sottolinea Magnani – libera della censura imposta alla seconda versione da Pio V e Cosimo I, Vasari scrive chiaramente: ”Adunque mirabile et celeste fu Lionardo, nipote di Ser Piero da Vinci, che veramente bonissimo zio e parente egli fu nell’aiutarlo in giovanezza… Quantunque non funse legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon sangue”.
Appare evidente il fatto che il notaio era considerato alla stregua di uno zio (come Vasari nella prima stesura del testo lo definisce ben altre 5 volte) e non un padre. Allo stesso modo, Vasari ci dice che la mamma non era la schiava Catarina, ma una nobildonna. Fiorentina, aggiungo io”. Il cambio di conoscenza sulla genitorialità e la data di nascita, come un effetto domino modificano di conseguenza tutta la datazione e le conoscenze sulla vita e le opere di Leonardo, come ad esempio la sua presenza a Milano, documentata secondo Magnani da testimoni diretti (Vasari, Benedetto Dei, Benozzo Gozzoli) già nel 1465 e il suo essere allievo di Verrocchio: ”Non fu suo Maestro: Leonardo all’epoca in cui lo si vuole a bottega, era in realtà già più abile di lui sia in pittura e sia in scultura. Anzi, ho fondati motivi per pensare che Leonardo e Verrocchio, pressoché coetanei, furono compagni di banco e con loro Botticelli, Ghirlandaio, di Credi, Perugino, della Gatta, Signorelli”.
Per lo studioso, non sarebbe veritiera neanche la rappresentazione fisica di Leonardo che oggi imperversa in molte biografie: ”Il Vasari lo descrive in tutt’altro modo, come un giovane affascinante e forte: ”oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione… La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ‘l valore, sempre regio e magnanimo”. E come tale lo ritraggono tutti i più grandi artisti del Rinascimento. Esiste un numero infinito di ritratti di Leonardo di qualsiasi età, a dimostrazione della grandezza riconosciutagli in vita dai suoi contemporanei”. Magnani, documentazioni alla mano, è “pronto a destituire di fondamento tutte le presunzioni artificiose su cui si basa il racconto convenzionale che viene fatto di Leonardo da Vinci, sia riguardante la vita e sia soprattutto il significato sotteso alla sua opera, reiterato in ogni evento, mostra e biografia e a offrirci una lettura inedita e strabiliante”.