Mistero su Marte: il metano annusato dal rover Curiosity è inspiegabilmente sparito

La caccia al metano su Marte rappresenta da sempre uno degli obiettivi primari e di fondamentale importanza per la comunità scientifica
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Mistero su Marte:  la sonda europea della missione ExoMars non ha trovato il metano che era stato ‘annusato’ dal rover Curiosity della Nasa e da un’altra sonda europea, Mars Express: lo hanno spiegato in uno studio pubblicato su “Nature” i ricercatori coordinati da Oleg Korablev, dello Space Research Institute, al quale hanno preso parte anche Giuseppe Etiope, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e Giancarlo Bellucci, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature e parlano anche italiano con i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Gli studi sono i primi risultati scientifici della sonda Trace Gas Orbiter (Tgo) della missione ExoMars dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e russa Roscosmos nella quale l’Italia gioca un ruolo di primo piano con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Inaf e Thales Alenia Space (Thales – Leonardo). Le informazioni alla base dello studio sono il risultato delle prime osservazioni della sonda Trace Gas Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europa e Roscosmos.

L’assenza di metano rilevata da TGO tra aprile e agosto 2018 non smentisce le rilevazioni precedentemente note, ma induce a ipotizzare che su Marte si in atto un processo che rimuove rapidamente dall’atmosfera il metano emesso dal sottosuolo. La sonda ha anche osservato grandi quantita’ di vapore d’acqua nell’atmosfera marziana, durante la grande tempesta di sabbia del 2018.

Mistero su Marte: che fine ha fatto il Metano? Gli esperti valutano varie ipotesi, ma non c’è una certezza

Secondo gli esperti la discrepanza nei dati sul metano e’ solo “apparente, perche’ nell’atmosfera di Marte normalmente non si rileva metano e Mars Express lo ha rilevato solo una volta” ha detto all’ANSA Giuseppe Etiope, dell’Ingv che ha firmato anche lo studio precedente, basato sui dati di Mars Express. La missione, nel 2013, aveva osservato un’emissione di metano a 500 chilometri di altezza il giorno successivo al rilevamento fatto nello stesso punto, ma sulla superficie, dal rover Curiosity. L’assenza di metano, rilevata adesso da Tgo induce a ipotizzare che su Marte ci sia un processo sconosciuto che rimuove rapidamente dall’atmosfera il metano emesso episodicamente dal sottosuolo e rivelato in passato anche da telescopi basati sulla Terra. Secondo Etiope e Giancarlo Bellucci dell’Inaf il metano “potrebbe essere prodotto all’interno del pianeta e la sua fuoruscita nell’atmosfera avviene solo in certe zone, dove esistono faglie. Questo spiegherebbe in parte le variazioni di metano rilevate finora. Rimane pero’ il problema del meccanismo di rimozione rapida del gas dall’atmosfera”. Sono allo studio varie ipotesi, tra cui l’assorbimento del metano da parte delle particelle di sabbia, ma questo e’ l’aspetto da scoprire nel prossimo futuro, insieme alla scommessa di capire se l’origine del gas sia organica. La sonda ha catturato immagini uniche anche della tempesta di sabbia globale, seguendola dalla nascita fino alla sua evoluzione, e questo e’ stato cruciale per comprendere l’impatto sul vapore d’acqua. “Il vapore d’acqua e’ un costituente noto dell’atmosfera di Marte e noi abbiamo osservato per la prima volta a che quota si spinge durante una tempesta di polvere” ha rilevato Francesca Altieri dell’Inaf. E’ stato visto che il vapore d’acqua viene spinto a 80 chilometri di altezza e questo e’ importante per comprendere come le tempeste di sabbia possano aver contribuito alla perdita dell’atmosfera di Marte e anche dell’acqua. La sonda ha prodotto anche la mappa piu’ dettagliata di sempre della distribuzione dell’acqua nel sottosuolo di Marte. Pubblicata negli Atti dell’Accademia Russa delle Scienze ha misurato la presenza di suolo ghiacciato (permafrost) nelle regioni polari e lo ha rivelato anche all’equatore.

Double check per il metano su Marte

Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS
Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS

La conferma della presenza di metano nell’atmosfera del pianeta rosso, quindici anni dalla prima rilevazione dello spettrometro italiano Planetary Fourier Spectrometer a bordo della sonda Mars Express, e sei anni dopo la seconda rilevazione del rover Curiosity, era arrivata pochi giorni fa da parte di un team targato Italia.

La caccia al metano su Marte – spiega Global Science – rappresenta da sempre uno degli obiettivi primari e di fondamentale importanza per la comunità scientifica, poiché questo tipo di gas potrebbe avere un’origine biologica e quindi suggerire la presenza di vita sul pianeta rosso.

Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Il Planetary Fourier Spectrometer aveva registrato la presenza di metano nell’atmosfera di Marte mentre si trovava a sorvolare il cratere Gale, lo stesso luogo in cui il rover nasa Curiosity il giorno precedente, il 15 giugno del 2013, aveva fatto le sue misurazioni, trovando tracce di metano. Due osservazioni simultanee, da superficie e dallo spazio, realizzate con strumenti diversi, da un rover e da un satellite, che hanno fornito la prima evidenza incrociata della presenza di metano sul pianeta rosso. Combinando le osservazioni dello spettrometro con simulazioni atmosferiche e con fattori geologici, i ricercatori sono riusciti a risalire alla prima possibile sorgente del gas: si tratta di una vasta area situata a 500 km di distanza dal cratere Gale, lungo il terreno fratturato di Aeolis Mensae che ospita, in un settore chiamato Medusae Fossae Formation, numerose faglie e un sottosuolo ricco di ghiaccio, come il permafrost diffuso nelle aree fredde della Terra. Poiché il permafrost può contenere metano o fornire una copertura impermeabile per la risalita di gas è possibile che venga rilasciato lungo le fratture saltuariamente, a causa del parziale scioglimento del ghiaccio, per eventi sismici o per l’impatto di meteoriti.

L’origine del metano su Marte è un argomento molto discusso: c’è chi sostiene che potrebbe essere generato da microrganismi e chi pensa che potrebbe essere il prodotto di reazioni geochimiche.

Vapore d’acqua nell’atmosfera di Marte

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Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Sempre grazie alla missione ExoMars, sono state osservate grandi quantità di vapore d’acqua nell’atmosfera del Pianeta Rosso durante la grande tempesta di sabbia del 2018 ed è stata ottenuta anche la mappa più dettagliata di sempre della distribuzione dell’acqua sotto la superficie. I risultati sono il frutto delle prime rilevazioni della sonda della missione europea ExoMars e sono stati pubblicati sulla rivista Nature e sugli Atti dell’Accademia Russa delle Scienze.
La sonda sta anche mappando la distribuzione dell’idrogeno nel sottosuolo del pianeta, per individuare l’acqua. Sono stati rilevati suolo ghiacciato (permafrost) nelle regioni polari e materiali bagnati anche nelle regioni equatoriali (potrebbero indicare permafrost ricco di ghiaccio).

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