Una storia che lascia l’amaro in bocca e tanto dolore nel cuore nei familiari di una vittima che forse poteva essere evitata.
E’ quella di Massimiliano Pace, il consulente di 48 anni di Marsala (Trapani), morto il 10 aprile di due anni fa all’Ospedale Civico di Palermo, dove era stato ricoverato in Rianimazione con l’elisoccorso dall’ospedale di Trapani per un ascesso che si era trasformato in una grave setticemia. Ora un’inchiesta cercherà di farà luce sulla morte.
La pm Giulia Beux della Procura di Palermo ha chiuso le indagini a carico di alcuni sanitari che hanno preso in cura l’uomo e si avvia a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati, accusati di omicidio colposo.
“Non si può morire a soli 48 anni per un banale ascesso dentale. Voglio giustizia per questa morte assurda”, dice Gianluca Pace, fratello della vittima. “Io ho fiducia nella giustizia, ma non posso accettare che mio fratello sia morto per un ascesso. E se qualcuno ha sbagbliato, deve pagare. Mio fratello ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi, a partire dal figlio che oggi ha 16 anni a mia madre che non riesce a superare questo grande dolore“.
E’ il 24 marzo e Massimiliano Antonio Carlo Pace, affetto da un ascesso dentale, si reca al Pronto soccorso dell’ospedale ‘Paolo Borsellino’ di Marsala dopo una cura prescritta dal medico di famiglia che non aveva dato esito. In quella sede viene visitato e dimesso con una prescritta terapia medica e una richiesta di un ulteriore controllo per il 29 marzo. Ma due giorni dopo, il 26 marzo, Massimiliano Pace, che non migliora, va nuovamente in ospedale con la febbre a 39 e una tumefazione sottomandibolare. Altra visita, con radiografie, e successive dimissioni. “Io ho parlato con i medici e mi accorsi di essere in mano a nessuno, lo hanno dimesso dicendo di continuare le pillole“, dice oggi il fratello Gianluca all’Adnkronos. Passano altri due giorni, e il 28 marzo, Massimiliano Pace, le cui condizioni di salute sono ulteriormente peggiorate, torna in ospedale a causa del persistere della febbre alta. I medici lo dirottano verso l’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani per ulteriori esami, dove arriva con difficoltà respiratorie, sempre più debole, e febbre altissima. Ha anche un edema. Qui, i medici si accorgono che le piastrine sono bassissime. Altro emocromo. Che conferma un serio problema piastrinico. La febbre intanto sale a 40 e mezzo. “L’otorino si rende conto che la situazione è brutta e cominciano a fare ulteriori cure antibiotiche, l’indomani mattina mio fratello viene trasportato in terapia intensiva poi trasportato in elisoccorso, all’ospedale Civico, ma è già in setticemia e choc settico“, racconta Gianluca Pace. Al Civico di Palermo viene ricoverato in Rianimazione. Di notte viene sottoposto a un intervento chirurgico e il 3 aprile altro intervento. Il 10 aprile, dopo altri giorni trascorsi soffrendo e con la febbre alta, Massimiliano muore. Nel linguaggio crudo medico il consulente marsalese è morto per “Fascite necrotizzante odontogena con mediastinite. Shock settico. Mofs“.
I parenti di Massimiliano Pace non si rassegnano alla morte del congiunto e presentano una denuncia-querela. A seguirli l’avvocato Stefano Pagliai del Foro di Firenze. Mentre per la causa civile i familiari vengono seguiti dall’avvocato Bruno Sgromo del Foro di Roma che si dedica da anni a controversie riguardanti la malasanità. Viene così aperta una inchiesta, giunta adesso alla chiusura.
I familiari della vittima si rivolgono a un perito, il professor Alfredo M. Pennica, che nella sua relazione, dopo avere spiegato quanto accaduto, cartella clinica alla mano, scrive:
“Nei confronti dei Sanitari del Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero ‘Paolo Borsellino’ che ebbero in cura il Signor Pace, si ravvisano le seguenti censure: mancato riconoscimento della gravità del quadro clinico infettivo in occasione del primo accesso in Pronto Soccorso in data 24.3.2017 per ascesso dentario e disfagia in paziente già in terapia antibiotica e cortisonica; mancato riconoscimento dell’evoluzione settica del quadro clinico in occasione del secondo accesso in Pronto Soccorso in data 26.3.2017 per febbre e tumefazione sottomandibolare; ritardo nella prescrizione di un’adeguata terapia antibiotica empirica per via parenterale in data 26.3.2017 nonostante l’evidente evoluzione settica del quadro clinico; ritardo nella prescrizione di un’adeguata terapia antibiotica empirica per via parenterale in data 28.3.2017 in attesa che il paziente venisse trasferito presso il Presidio Ospedaliero S.Antonio Abate di Trapani“. E aggiunge: “Giova infine sottolineare come la condotta dei Sanitari del Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero Paolo Borsellino di Marsala – Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani – Distretto Ospedaliero TP2 sia stata stigmatizzata anche dal medico di accettazione del Reparto del Presidio Ospedaliero S.Antonio Abate di Trapani presso il quale il paziente venne trasferito, come si evince dalla lettura del diario clinico riportato nella presente relazione“.
Dopo avere appreso dell’avviso di conclusione indagine, il fratello del signor Pace, annuncia: “Faremo istanza per vedere le carte“. “Tutto quello che è successo è rocambolesco – dice ancora Gianluca Pace – Ho fiducia negli inquirenti che si occupano del caso. Staremo a vedere“. E fa sapere che le consulenze sono “favorevoli” alla famiglia Pace. “Siamo davanti a un caso in cui non hanno saputo riconoscere il quadro infettivo del paziente e dare la giusta terapia“. “Mio fratello ha resistito tanti giorni solo perché era un uomo molto forte, uno sportivo, che non fumava e non beveva“, dice Gianclua Pace. “Non ci potremo mai rassegnare alla sua perdita“. Tempo fa la madre di Massimiliano Pace, Caterina Rita Pellegrino, aveva scritto una lettera aperta, in cui scriveva: “Per una mamma i figli sono gioielli rari. Come può festeggiare il Natale un adolescente di 15 anni privato dal padre? Così come può rassegnarsi un fratello, una compagna ed una madre di 80 anni? Sono una morta che cammina. Il mio Massimiliano aveva 48 anni onesto, altruista e sopratutto un padre esemplare“.
Adesso arriva l’avviso di conclusione indagine a firma della pm Giulia Beux della Procura di Palermo. “Finalmente sapremo di più“, sussurra il fratello che da due anni chiede giustizia per Massimiliano.