“Si dice che Marco Pantani era sempre stato in quella stanza (in cui e’ stato trovato morto ndr) e che era solo. Eppure andando a scavare alcuni giornalisti hanno scoperto che lui da quella stanza è uscito“. Così Umberto Rapetto, già generale di brigata della guardia di finanza, si è espresso davanti alla Commissione parlamentare antimafia sul caso Pantani. Il generale ha fatto notare che l’hotel in cui il campione alloggiava aveva “dei sotterranei e un garage, era un albergo usato forse anche per passare qualche ora in intimità, l’accesso dal garage era fuori da qualunque controllo“. Un altro punto sul quale Rapetto ha sollevato l’attenzione dell’Antimafia e’ il fatto che il ciclista chiese più volte alla reception, il giorno della morte, di chiamare i carabinieri “perche’ c’è qualcuno che da fastidio“. Quel qualcuno, fa notare Rapetto, “potrebbe essere arrivato dal garage. Le Iene hanno sentito la ragazza all’ingresso dell’hotel e il proprietario: nessuno ricorda nulla nè ha idea del perchè non si sia dato luogo ad una richiesta di aiuto tanto insistente“.
“Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata” ha aggiunto Rapetto, che ha fatto riferimento in particolare “delle macchie di sangue” e di come, al momento del ritrovamento del cadavere, “era posto il braccio: non si può pensare che sia stato lo stesso ciclista a spostarlo“. Il generale inoltre ha voluto porre l’attenzione sulla presenza di un “enorme grumo di sangue sul pavimento con al centro una pallina bianca, intonsa, perfettamente bianca. E’ uno dei grandi misteri: nonostante sia stata nel sangue, la pallina non ne era stata intaccata“.
Pantani, Dalila Nesci: “giro scommesse tra i filoni dell’inchiesta”
“Emergono due filoni: quello che riguarda la memoria di Marco Pantani e il giro di scommesse milionarie della criminalita’ organizzata che persistono nel mondo del ciclismo e del calcio”. Lo ha fatto notare la deputata Dalila Nesci (M5S) in commissione parlamentare Antimafia, dopo l’audizione di Umberto Rapetto, gia’ generale di brigata della guardia di finanza. “La famiglia di Pantani o Pantani stava dopo il ’99 svolgendo indagini private e questo era di dominio pubblico?”, ha chiesto la deputata. “Qualunque attivita’ di approfondimento comporta una pubblicita’. Pantani ha dato la caccia a qualunque elemento che potesse scagionarlo, non poteva accettare la condanna senza appello”, ha risposto il generale.
Pantani, Giarrusso: “capire se sono state fatte tutte le indagini”
“Credo che la morte di Pantani ci costringa a indagare se per caso la caparbieta’ del ciclista, che aveva una capacita’ economica notevole e quindi poteva affidarsi a consulenti e avvocati per chiedere verita’ e giustizia, ne facesse una persona a rischio: si immetteva in una strada che lo portava a confliggere con gli interessi della criminalita’. Questo e’ elemento e terreno di investigazione da portare avanti senza tesi preconcette per capire se tutto quel che andava fatto e’ stato fatto o se ci sono filoni per consentire di fare chiarezza”. Lo ha detto il capogruppo M5S in Commissione Antimafia, Mario Michele Giarrusso, intervenendo sulla morte di Pantani e della sua esclusione dal Giro del ’99.
Pantani, Mirabelli: “Dubbi ci sono, ma già state fatte tutte le indagini approfondite”
“La Commissione Antimafia nella scorsa legislatura fece una inchiesta che assunse la quasi totalita’ delle contraddizioni e dei dubbi che sono stati illustrati oggi. Le contraddizioni ci sono, le incertezze pure. L’autopsia cosa certifica come causa della morte di Pantani? E poi: e’ chiara la vicenda delle scommesse e dell’ipotesi di un intervento della criminalita’ per interferire sulle scommesse quando Pantani e’ stato trovato positivo all’antidoping, ma perche’ la criminalita’ avrebbe avuto interesse a uccidere Pantani?”. A chiederlo e’ stato il senatore Pd Franco Mirabelli, capogruppo del Pd in commissione parlamentare Antimafia, nella seduta odierna dedicata alla morte del grande ciclista.