“Le immagini della cattedrale con la fleche che crolla hanno risvegliato in tutti noi l’emozione del ricordo di quando guardavamo la guglia della Cappella del Guarini sperando che non crollasse“. Così la soprintendente ai Beni Culturali di Torino, Luisa Papotti, all’indomani del grave incendio di Notre-Dame, che ha risvegliato il ricordo dell’analogo rogo che nel 1997 devasto’ il capolavoro barocco di Torino, riaperto al pubblico lo scorso settembre dopo un restauro durato oltre vent’anni.
“Ad alimentare le fiamme nella cappella della Sindone – spiega – fu l’ossatura in legno di un ponteggio interno. Tutto l’edificio venne intaccato, mentre a Notre Dame le fiamme si sono sviluppate in un sottotetto diviso dalla chiesa dalla superficie delle grandi volte in pietra. Il problema – precisa – è che si trattava di un’architettura cosi’ fitta di legni, che i francesi chiamano ‘la foret’, una vera selva di travi in legno tagliate nel 1100-1200, quindi una perdita epocale anche da questo punto di vista. La grande quantita’ di legno ha alimentato le fiamme, sprigionando un calore micidiale e questa carpenteria si è abbattuta sull’estradosso delle volte lapidee”.
“Per tutta la notte un calore terribile ha avvolto il materiale lapideo”, di Notre-Dame, osserva Papotti. “E il calore – evidenzia – fa molto male alla pietra, la cuoce letteralmente, la può fessurare, mutarne la porosità e la struttura chimica”.
Per la ricostruzione della cattedrale di Parigi occorrerà dunque capire “se le volte hanno ancora la stessa capacità e resistenza per sostenere non solo il proprio peso ma anche i legni crollati, che oltretutto sono imbibiti d’acqua“. Per la soprintendente di Torino “sarà fondamentale il lavoro delle prossime ore dei vigili del fuoco, che hanno fatto un vero miracolo questa notte e ora dovranno gestire la fase emergenziale dopo la quale si cominciano gli studi, si prelevano i campioni, si fanno le prove di carico e sollecitazione. Se il materiale non e’ piu’ efficiente si fa, come e’ stato fatto per la cappella della Sindone, una vera operazione chirurgica. E’ un lavoro lungo e complesso ma in Francia ci sono le competenze per poterlo fare – conclude – e anche il ministro Bonisoli ha dichiarato la disponibilità a mettere a disposizione le competenze del ministero che in materia di restauro sono delle vere eccellenze, compreso il nostro centro della Venaria”.