Quest’anno tra Pasqua, 25 aprile e primo maggio gli alunni italiani sono alla vigilia di una pausa scolastica particolarmente lunga. Ma cosa consigliano i pediatri per gestire le vacanze degli studenti? Ecco le dichiarazioni del pediatra Italo Farnetani, ordinario alla Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta all’Adnkronos Salute.
“Maestri e professori, a quanto apprendo, hanno caricato i ragazzi di compiti. Ebbene, non mi stancherò mai di dirlo: è inutile pretendere che i giorni di vacanza siano utilizzati per temi, versioni, tesine e problemi di geometria. E’ vero, i ponti non favoriscono l’apprendimento, ma non è certo colpa dei ragazzi. E’ perfettamente inutile mettersi a fare i compiti tra un pranzo di Pasqua e una visita a nonni e zii, o ancora peggio doversi portare lo zaino carico di libri in viaggio. Ecco perché – dice il pediatra- invito gli alunni alla ‘disobbedienza civile‘“.
Il pediatra Farnetani da anni si batte contro i compiti delle vacanze. “Sono inutili, e lo dice anche la cronobiologia: gli orari migliori per lo studio sono dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17, ebbene sfido io a trovare il tempo da dedicare ai compiti nei giorni di vacanza e in questi orari, mentre si sta in famiglia, in agriturismo o si visita una città d’arte insieme ai genitori. Inoltre quest’anno la Pasqua è alta: è arrivata più tardi del solito, e i ragazzi sono davvero stanchi. Un motivo in più – insiste il pediatra – per sfruttare le giornate appieno, riposandosi ma anche giocando all’aperto, passando del tempo in famiglia e con gli amici: pause fondamentali per ricaricarsi in vista degli ultimi sforzi scolastici“.
Bisogna anche dire che il pediatra non approva questo frazionamento dell’attività scolastica. “I ponti fanno bene al turismo, ma non aiutano l’apprendimento. Solo che non mi pare giusto far scontare questa pausa ai ragazzi. Dunque no agli esercizi per le vacanze – raccomanda Farnetani – Il mio unico consiglio ai genitori è quello di sfruttare questa pausa scolastica per far scoprire ai figli le tradizioni locali e familiari, passare del tempo all’aria aperta e magari giocare tutti insieme. Sì a qualche lezione di storia: spiegando bene cosa celebriamo il 25 aprile e il 1 maggio“. “Quello pasquale poi è un tempo particolare, in cui in molte regioni si portano in tavola piatti tipici. Ecco, il mio consiglio è quello di coinvolgere i ragazzi e insegnare loro a cucinare, condividendo le ricette di famiglia. Una ‘lezione‘ utile per il futuro – conclude – anche perché i ragazzi che sanno cucinare sono meno a rischio di obesità, dal momento che finiscono per mangiare meglio“.