Una nanotecnologia fotocatalitica contro i batteri resistenti e le polveri sottili. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, a causa dei batteri resistenti agli antibiotici in Europa muoiono ogni anno circa 33 mila persone, in Italia circa 8 mila. La nuova nanotecnologia è stata presentata oggi alla Camera: si tratta di brevetto tutto italiano, capace di disgregare e mineralizzare sostanze organiche e inorganiche inquinanti, fra cui anche batteri.
Hanno partecipato all’evento, fra gli altri, Giulia Grillo, ministro della Salute; Andrea Colletti, deputato e presidente del Collegio di Appello della Camera; Giorgio Trizzino, deputato e membro della Commissione Affari Sociali della Camera. La nanotecnologia si basa su un processo fotocatalitico: mediante aria e luce attiva si attiva un processo ossidativo che porta alla disgregazione di sostanze organiche e inorganiche come le polveri sottili e i batteri.
“I risultati presentati oggi rappresentano anche una positiva esperienza di incontro tra innovazione industriale e ricercascientifica. L’obiettivo fondamentale che il gruppo di lavoro si è posto è stato, infatti, finalizzato all’applicazione dei materiali fotocatalitici nel prevenire la diffusione di microbi in ospedale, e poter contribuire al controllo del rischio biologico; temi di grande attualità e rilevanza per la sanità pubblica”, ha affermato Vincenzo Romano Spica, docente di Scienze della Salute presso l’Università di Roma Foro Italico. La peculiarità della tecnologia in questione “è la sua efficacia antimicrobica ed antibatterica che, stando alla sperimentazione effettuata in laboratorio e in ambiante ospedaliero dall’Università Sapienza di Roma, ha ottenuto ottimi risultati. Inoltre, la sperimentazione ha riscontrato la proprietà di resilienza della nanotecnologia che non perde le proprietà poiché agisce solo attivando il processo, non legandosi agli inquinanti, restando a disposizione per nuovi cicli di fotocatalisi. Cose che rendono questa tecnologia unica per efficienza ed efficacia nel proprio settore”, rassicurano i ricercatori.
“Si è proceduto per gradi, passando progressivamente alle valutazioni sul campo solo dopo aver acquisito informazioni preliminari in vitro e in laboratorio. Inizialmente, il gruppo di ricerca ha eseguito studi in laboratorio che hanno permesso di verificare l’azione antibatterica su specie quali Escherichia coli, Vibrio cholerae, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa ed altre, dimostrando l’efficacia di materiali fotocatalitici ed in particolare del prodotto a base di TiO2 preso in considerazione”, ha ricordato Spina.
“Poi si è eseguito un test di laboratorio in condizioni controllate, trattando una parete rivestita da comune intonaco, e su cui era stata eseguita una contaminazione con quel microrganismo che alle prove precedenti era risultato il meno sensibile alla potenziale azione disinfettante del TiO2 indotta dalla luce – aggiunge l’esperto – L’osservazione di un significativo effetto già dopo i primissimi minuti e comunque soddisfacente entro i 30 minuti, ha portato a considerare la programmazione di prove ‘sul campo’ in uno spazio dedicato all’interno di un ambiente ospedaliero”. “Si è dunque proceduto a valutare una situazione reale, in un contesto esclusivamente dedicato alla sperimentazione, controllandone diverse variabili. Il trattamento mirato di una camera ha mostrato efficacia già dopo pochi minuti sia sulla carica microbica delle pareti sia sulla carica microbica totale presente nell’aria dell’ambiente – ha concluso Spina – Dai risultati disponibili, tale effetto sembra poi mantenersi per almeno per trenta giorni, mostrando una carica microbica più bassa rispetto ai valori di partenza, ed anche rispetto ad altri vani del medesimo reparto non sottoposti al trattamento. Il protocollo considerato non ha richiesto esposizioni particolari come quelle a raggi Uv, ma una semplice e comune luce al neon può favorire l’efficacia antibatterica in presenza del materiale fotocatalitico studiato”.