Ringiovanire la mente: ecco come delle “mini scosse” stimolerebbero l’attività celebrale

Un nuovo studio potrebbe invertire il declino del cervello, stimolando due aree specifiche del cervello: lobo temporale e prefrontale tramite "mini-scosse"
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Con il passare del tempo la memoria segue un declino fisiologico, ma se questo processo si potesse arrestare o addirittura riportare il nostro cervello in forma come quello di 20 enne?

Secondo un nuovo studio questo declino potrebbe essere invertito, stimolando due aree specifiche del cervello – il lobo temporale e prefrontale – con delle “mini-scosse” somministrate a un ritmo peculiare. E’ quanto emerge dallo studio pubblicato online questa settimana su “Nature Neuroscience”.

La memoria di lavoro, ovvero la capacità di ricordare per breve tempo delle informazioni in modo tale da poterle usare successivamente, si riduce con l’invecchiamento. Si ritiene che questo processo coinvolga due schemi di onde cerebrali – il ritmo gamma e il ritmo theta – nelle aree prefrontale e temporale del cervello. Ora il team di Robert Reinhart e John Nguyen della Boston University ha usato l’elettroencefalogramma (EEG) per esaminare come queste interazioni cambiano negli anziani e che tipo di effetti producano sulla memoria di lavoro. I ricercatori hanno poi usato una procedura di stimolazione cerebrale non invasiva per modulare le singole interazioni cerebrali associate alla memoria di lavoro.
Con l’obiettivo di restituire agli “over 65” una memoria da ventenni. Nello studio, infatti, 42 giovani adulti (20-29 anni) e altrettanti anziani (60-76 anni) sono stati sottoposti a un test sulla memoria di lavoro con e senza stimolazione cerebrale. Ebbene, nel secondo caso – senza stimolazione – i più anziani erano anche più lenti e meno precisi dei più giovani.
Questi ultimi mostravano un aumento delle interazioni tra i ritmi theta e gamma nella corteccia temporale sinistra e una maggior sincronizzazione dei ritmi theta nelle regioni frontotemporali durante l’esercizio di memoria. Quando però la stimolazione cerebrale era attiva, l’accuratezza degli adulti è migliorata, finendo per assomigliare a quella dei volontari più giovani, un effetto che è durato per 50 minuti dopo la stimolazione stessa.

Un miglioramento che corrispondeva anche ad un’attività cerebrale modificata, in modo tale da richiamare quella dei ventenni. “Questi risultati – conclude Reinhart – possono fornire le basi per interventi futuri mirati al declino cognitivo legato all’età“.

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