Lacci emostatici cricettacolo di batteri pericolosi. Una nuova ricerca presentata al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, in corso ad Amsterdam, mostra che la maggior parte dei lacci emostatici ispezionati contiene microbi che possono mettere a rischio la sicurezza e la qualità dell’assistenza dei pazienti. Si tratta di uno dei dispositivi più usati nel settore sanitario, soprattutto durante i prelievi di sangue.
Tradizionalmente vengono riutilizzati, il che può comportare un rischio di contaminazione incrociata, segnalano gli esperti del Politecnico di Coimbra, in Portogallo, che hanno esaminato i tassi di contaminazione batterica rilevati nei dispositivi in una serie di studi clinici, identificando i microrganismi contaminanti più diffusi. Il team ha preso in considerazione studi pubblicati e non pubblicati, scritti in inglese, francese, spagnolo e portoghese fino a dicembre 2017.
Dopo un’analisi dettagliata, sono stati presi in considerazione 20 studi clinici, per un campione totale di 1.479 lacci emostatici. Le percentuali di contaminazione variavano dal 10% al 100%, e lo stafilococco coagulasi negativo è risultato il batterio più comune, presente in 441 articoli analizzati. Gli stafilococchi coagulasi negativi possono causare una serie di disturbi, comprese infezioni della pelle e dei tessuti molli.
Ma fra gli altri microrganismi presenti risultano anche Escherichia coli, Klebsiella, Pseudomonas, Acinetobacter baumannii e Stenotrophomonas maltophilia, con tassi di contaminazione individuali fino al 10% per ogni specie. Tutti sono noti per causare una serie di malattie potenzialmente molto gravi come la polmonite, e rappresentano un particolare rischio per le persone con sistemi immunitari compromessi o gravi malattie. Gli autori hanno scoperto che 15 studi mostravano tassi di contaminazione superiori al 70% nei lacci emostatici campionati. “Questi dati ribadiscono i rischi intrinseci che i lacci riutilizzabili possono rappresentare. Sono necessari ulteriori studi e bisognerebbe prendere in considerazione la possibilità di usare strumenti monouso”.