“La tubercolosi è uno dei più urgenti problemi sanitari globali, specialmente a causa della preoccupante diffusione di ceppi resistenti agli antibiotici che rischiano di prendere il sopravvento“. Lo ha detto all’AGI Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia Molecolare presso l’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Pavia. “Non e’ una malattia scomparsa, ma dimenticata“, ribadisce. I ceppi resistenti che preoccupano sono di due tipi. “I ceppi multi resistenti o Mdr-Tb, ancora sensibili ad alcuni, ma pochi, antibiotici e quelli estremamente resistenti o Xdr-Tb, per il cui trattamento ci sono ad oggi pochissime opzioni disponibili“, spiega Maga. Per fortuna non è il caso della scuola di Treviso, dove 21 bambini sono stati contagiati (senza ammalarsi) da una maestra che aveva sperimentato una riattivazione dell’infezione latente, avendo contratto il batterio probabilmente molti anni prima. “Questo avviene soprattutto nelle persone anziane – spiega l’esperto – a causa dell’indebolimento delle difese immunitarie, ma altre condizioni possono facilitare la riattivazione del batterio: infezione da virus HIV, malattie croniche come il diabete, fumo e, naturalmente, la malnutrizione. In effetti, la tubercolosi e’ una delle malattie piu’ diffuse nelle regioni piu’ povere, in particolare nel Sud-Est asiatico, nell’area del Pacifico Occidentale e in Africa“. Nel nostro paese l’incidenza è bassa e in diminuzione. “Non c’e’ un allarme tubercolosi in Italia, ma e’ bene ricordare che si tratta di una malattia insidiosa e comunque presente“, conclude Maga.
Tubercolosi: in Italia 4 mila casi l’anno
In Italia ogni anno si verificano circa 4mila casi di tubercolosi, soprattutto tra persone anziane o immunodepresse. Si tratta di un’infezione causata dal batterio Mycobacterium tubercolosis o bacillo di Koch (dal nome del famoso microbiologo tedesco che lo scopri’ alla fine del XIX secolo). Secondo i dati piu’ recenti pubblicati in un documento congiunto Ecdc-Oms Europa, nel nostro paese l’incidenza e’ bassa ed e’ in diminuzione: si e’ passati da 22,5 casi su 100mila abitanti nel 1995 a 6,5 casi su 100mila nel 2017, con un tasso di mortalita’ dello 0,7 su 100mila abitanti. Il 66 per cento dei casi notificati nel 2017 si e’ verificato in persone di origine straniera, che spesso avevano contratto la malattia nei paesi d’origine.
Nel mondo, invece, l’Oms stima 10 milioni di infetti e 1,6 milioni di morti ogni anno. Ma si tratta comunque di una sottostima perche’ si riferisce alle persone con infezione manifesta. In realta’, nella maggior parte dei casi il bacillo puo’ entrare nel nostro corpo, ma il sistema immunitario e’ in grado di controllarlo, rendendo quindi l’infezione silente. Si stima che un quarto della popolazione mondiale sia infetto senza manifestare mai la malattia. In questa forma latente la tubercolosi non e’ infettiva. Tuttavia, nel corso della vita il 10-15 per cento delle persone con infezione latente potranno sviluppare la malattia, come sembra sia successo all’insegnante di Treviso. La forma della malattia piu’ frequente e’ quella che attacca i polmoni, organo d’elezione per la proliferazione del batterio, causando una forma di polmonite che puo’ decorrere con sintomi lievi anche per mesi, per poi aggravarsi con esiti spesso fatali. Essendo un’infezione batterica, e’ possibile curarla con una combinazione di specifici antibiotici, ma il trattamento e’ molto lungo. Un’ulteriore complicazione e’ dovuta alla diffusione sempre piu’ ampia di ceppi batterici resistenti. Esiste un vaccino, basato sul ceppo batterico attenuato BCG, ma che ha efficacia limitata e viene utilizzato soprattutto per proteggere i bambini dei paesi con piu’ elevata incidenza della malattia. La tubercolosi si trasmette per via aerea, attraverso le secrezioni emesse con i colpi di tosse e la saliva, ma solo da una persona che abbia un’infezione attiva e una carica batterica elevata (l’infezione latente ricordiamo non e’ infettiva). E’ disponibile un’efficace profilassi per persone che possano essere venute in contatto con un malato, basata sull’assunzione del farmaco d’elezione, l’isoniazide, per un certo periodo. E’ questa la misura messa in atto nella scuola di Treviso. I sintomi piu’ comuni sono tosse persistente (piu’ di 3 settimane), accompagnata da dolore al torace, febbre, malessere e debolezza persistente, improvvisa perdita di peso.