Quasi 50 mila: è il numero di italiane che in questo momento convivono con un tumore dell’ovaio. Un tumore subdolo, di cui non si parla abbastanza; è la malattia tumorale femminile meno conosciuta, più sottostimata, ma anche la più letale: in Italia lo scorso anno sono stati diagnosticati 5.200 nuovi casi e solo il 39% delle pazienti colpite sopravvive a 5 anni dalla diagnosi (dati AIOM).
Una malattia dai sintomi vaghi: la diagnosi precoce è rara e le terapie si contano sulle dita di una mano. Il tumore ovarico sta però uscendo dall’ombra: l’8 maggio si celebra in tutto il mondo la sesta Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico: per il Comitato Organizzatore Internazionale, di cui Loto Onlus fa parte, ricerca, informazione e diagnosi tempestiva sono le parole d’ordine per combattere il più pericoloso dei tumori femminili.
A Bologna Loto Onlus – l’associazione no profit nata con l’intento di colmare un vuoto informativo e di consapevolezza sul carcinoma dell’ovaio – ospita due giornate di sensibilizzazione, approfondimento e confronto che coinvolgono tutti, dai cittadini alle pazienti, fino alla comunità scientifica.
Si comincia proprio mercoledì 8 maggio con l’iniziativa “Bologna si illumina di Loto”: alle 19 si parte dalla fontana del Nettuno nel centro storico per una visita della città declinata al femminile. Le guide dell’associazione “Succede solo a Bologna” conducono i partecipanti sulle orme delle donne che hanno reso grande il capoluogo emiliano: dalla scultrice rinascimentale Properzia de Rossi alle prime donne pittrici nella storia dell’arte, Lavinia Fontana ed Elisabetta Sirani; dalla “Santa” bolognese per antonomasia, Caterina de’ Vigri, il cui corpo è ancora integro, fino a Laura Bassi, la prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria, e Irma Bandiera, giovane staffetta partigiana. La visita si conclude alle 20.15 con un aperitivo nel cuore nascosto della città, nella Sala della Musica all’interno della Basilica di San Petronio, uno spazio suggestivo solitamente chiuso al pubblico. Da qui alle 21 si può assistere a uno spettacolo unico: il centralissimo Palazzo Re Enzo, in Piazza Maggiore, viene illuminato di “azzurro Loto”, in modo da richiamare l’attenzione di tutti su questa patologia.
Non è finita: sabato 11 maggio a partire dalle 9 si prosegue presso il Policlinico Sant’Orsola (Pad. 11, Aula Magna “Viola”) con il convegno scientifico “I tumori dell’ovaio nel 2019” con l’obiettivo di fare il punto sulle nuove prospettive di cura e gli strumenti di diagnosi precoce dei tumori ovarici. Introduce Claudio Zamagni, Responsabile dell’Oncologia Medica Addarii del Policlinico Sant’Orsola e Direttore del Comitato Scientifico di Loto Onlus.
Il pomeriggio è dedicato a un momento corale con l’incontro “Emozioni a confronto”: dalle 14.30 medici, infermiere, pazienti, operatori si raccontano e presentano la propria esperienza e i diversi punti di vista nel percorso di cura oncologico; l’evento viene condotto dalla giornalista Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna e Starbene.
Il tumore ovarico, killer silenzioso
Il tumore ovarico è il sesto tumore più diagnosticato tra le donne, e quello con il più alto tasso di mortalità (60-70%), che lo rende una delle prime 5 cause di morte femminile per tumore tra le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Le ragioni di questo basso tasso di sopravvivenza sono sostanzialmente due. Innanzitutto il tumore ovarico nel 75% dei casi viene diagnosticato quando è già in stadio avanzato, perché la malattia inizialmente si accompagna a sintomi così aspecifici da essere confusi con malesseri meno gravi: dolori e gonfiore addominale persistente, la necessità di urinare spesso, fitte alla pancia, stipsi o difficoltà digestive, ma anche mancanza di appetito e la sensazione di essere subito sazie. Sono sintomi generici e comuni, ma se durano da tempo (ogni giorno per un paio di settimane e per due o tre mesi consecutivi), o se non sono mai stati presenti, è meglio rivolgersi al medico per un controllo. In secondo luogo, ad oggi per il tumore ovarico non esistono strumenti di prevenzione, come il pap test per il tumore dell’utero, né esistono test di screening per la diagnosi precoce, come la mammografia per il tumore al seno. Tuttavia, una maggiore attenzione ai primi segnali può portare a una diagnosi tempestiva che aiuta a individuare e a curare il tumore a uno stadio iniziale, con buone prospettive di guarigione.