Tumori, addio alla chemioterapia: le nuove cure partono dalla genomica

La nuova frontiera della medicina nella lotta contro i tumori parte dalla genomica per dire addio alla chemioterapia
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La nuova frontiera della medicina nella lotta contro i tumori parte dalla genomica per dire addio alla chemioterapia. L’obiettivo è aspirare a delle terapie sempre più personalizzate, in particolare farmaci bersaglio contro la singola cellula mutata di un determinato tumore, biopsia liquida, Molecular Tumor Board per assegnare la terapia mirata.

Di tutte le recenti innovazioni in tema di oncologia discutono i massimi esperti internazionali in un convegno in corso ieri e oggi al Regina Elena-Ifo, il ‘2° International Workshop on Cancer Genomics’. Gli scienziati si confronteranno sulle questioni cliniche e pre-cliniche più urgenti nella ricerca sul cancro orientata alla genomica. Ma si parlerà anche degli aspetti scientifici, di quelli finanziari e degli ostacoli normativi che la continua implementazione della medicina di precisione nel tumore comporta.

infezioni“I lavori – illustra Gennaro Ciliberto, direttore scientifico Ire promotore dell’evento – mirano a un confronto per capire le modalità migliori per identificare tutte le mutazioni cui va incontro il cancro in un determinato momento. Sulla base di grandi informazioni offerti da sistemi di Big Data oggi a disposizione, miriamo a comprendere quale farmaco abbinare in un determinato momento alla terapia di quel particolare tumore. E’ proprio per questo tipo di applicazione che ci siamo dotati anche di un Molecular Tumor Board, un team multidisciplinare che fornisce le ultimissime conoscenze da applicare alla clinica”.

“Da anni – sottolinea Douglas Hanahan dello Swiss Institute of Cancer Research di Losanna, uno dei pionieri dell’era genetica funzionale della ricerca sul cancro – studiamo i meccanismi che alimentano la proliferazione della malattia e che conducono ai processi di espansione dei tumori nelle sedi metastatiche. L’instabilità del genoma ovvero le alterazioni del Dna sono alla base di tutte le caratteristiche dei tumori e contribuiscono ad aumentare la complessità di queste malattie. Negli ultimi anni ci siamo concentrati a comprendere come i tumori riprogrammano il loro metabolismo energetico, ovvero le alterazioni della chimica delle cellule tumorali, il loro microambiente che spesso alimenta il tumore e la elusione del sistema immunitario o i meccanismi di resistenza adattativa alle terapie mirate che impediscono di riconoscere ed eliminare le cellule malate”.

Presente al convegno Emile Voest, direttore di Oncologia molecolare e immunologia del Netherlands Cancer Institute di Amsterdam, che attraverso lo screening di nuovi target terapeutici e bio-marcatori in grado di prevedere la progressione della malattia mira a ottenere una risposta clinica più duratura nei pazienti, anche con l’immunoterapia. E con questo obiettivo ha sviluppato una tecnologia originale.

tumore“Nel mio laboratorio – spiega Voest – proviamo a modificare i vari tipi di cellule del sistema immunitario del paziente per aumentare la loro citotossicità verso le cellule tumorali. Quindi, attraverso l’utilizzo di nuove combinazioni farmacologiche, cerchiamo di eliminare il tumore sfruttando il sistema immunitario dei pazienti. Da alcuni anni usiamo la tecnologia ‘organoid’, una versione semplificata e miniaturizzata di un tumore in vitro, per sviluppare un trattamento personalizzato utilizzando una co-coltura di organoidi tumorali e cellule T ottenute dal sangue periferico dei singoli pazienti”. Questo progetto di grande rilevanza scientifica potrebbe fornire un importante progresso nel campo dell’immunoterapia.

“La capacità di fare sistema tra management e ricercatori – ha detto nel saluto iniziale Francesco Ripa di Meana, direttore generale Ifo – ci ha portato a ridefinire l’agenda della ricerca, snodo essenziale delle attività che si svolgono in questi Istituti, centro di riferimento in oncologia e dermatologia. Per essere sempre più competitivi abbiamo lavorato a relazioni privilegiate con centri di alta formazione come ad esempio l’università Sapienza di Roma, e allo sviluppo logistico, organizzativo e delle competenze, per dar vita nell’ultimo anno al Centro studi di fase 1, e nel contempo rinforzare il Clinical Trial Center e le biobanche, strumenti fondamentali per portare avanti i progetti delle linee di ricerca 2018-2020 assegnate dal ministero e altri progetti di innovazione strategica.” 

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