Il Venerdì si mangia pesce, ma ancora per poco: lo dice anche un rapporto della Commissione Europea

Secondo un rapporto della Commissione europea, l'87% degli stock ittici mediterranei oggetto di studio risulta soggetto a una pesca insostenibile
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Il Venerdì santo, si sa, si mangia pesce: secondo un’ indagine firmata  Coldiretti/Ixè, lo fa il 68% degli italiani, cioè quasi sette su dieci. Tutti, probabilmente, inconsapevoli, che nel frattempo la pesca eccessiva sta svuotando il mare.

La maggior parte del nostro pescato proviene dal Mare Adriatico che, da solo, sostiene il 50 % della pesca italiana e che si sta esaurendo sempre più velocemente sotto il peso di questo continuo sfruttamento a cui è sottoposto da decine e decine di anni insieme all’impatto comulativo di inquinamento e  cambiamenti climatici“, spiega in una nota l’associazione MedReAct.

A confermare la gravità della situazione arriva un rapporto recentemente pubblicato dalla Commissione europea che ci dice che l’87% degli stock ittici mediterranei oggetto di studio risulta soggetto a una pesca insostenibile. Il rapporto STECF conclude che gli stock del Mediterraneo e del Mar Nero sono in forte depauperamento.

Per contrastare l’esaurimento della risorse ittiche si devono costituire delle aree di restrizione alla pesca, che consentano di creare delle riserve in cui i pesci possano riprodursi e crescere per ripopolare il mare.

Dove questo è stato fatto gli stessi pescatori hanno percepito  l’effetto positivo: e cioè l’aumento delle catture al di fuori delle riserve.  A dimostrazione che il mare, se lasciato in pace, ha un formidabile potenziale di recupero.  

L’esempio a noi più vicino è quello della Fossa di Pomo, in centro Adriatico, dove da poco più di un anno è stata istituita una Zona di restrizione alla pesca (Fishery Restricted Area) e dove, a detta degli stessi pescatori, e con loro soddisfazione, le catture di nasello intorno  all’area sono molto aumentate.”

Considerato il risultato positivo di questa chiusura, la politica italiana dovrebbe avere il coraggio – dice Domitilla Senni di MedReAct e coordinatrice della campagna internazionale Adriatic Recovery Project – di  sostenere la creazione di  una Zona di restrizione alla pesca anche nel canale di Otranto, dove oltre a importanti  habitat per le specie ittiche si trovano anche coralli bianchi di profondità e colonie del rarissimo corallo bamboo.

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