Sembra che inquinare sia una abitudine esistente da più tempo di quanto si possa pensare. Nei ghiacci del Monte Bianco sono state scoperte tracce di piombo e antimonio la cui responsabilità è attribuibile agli antichi Romani.
Mai visti prima d’ora nell’antico ghiaccio alpino, questi tracce rivelano un significativo inquinamento atmosferico dovuto a metalli pesanti già molto tempo prima della rivoluzione industriale. La scoperta è frutto della ricerca, guidata dal Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese (CNRS) e pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, e spiega che la presenza dei due metalli è collegata alle attività minerarie e alle tecniche per la produzione di argento in uso in epoca Romana.
I Romani estraevano minerali contenenti piombo per ottenere il materiale necessario a costruire le tubature idrauliche e a produrre le monete in argento. Proprio quest’ultimo veniva separato dal piombo riscaldando il minerale fino a 1.200 gradi centigradi, e il procedimento causava il rilascio in atmosfera di grandi quantità di metalli pesanti, conservatisi nei ghiacci alpini per giungere fino a noi.
I ricercatori con alla guida Susanne Preunkert hanno scoperto che i metalli si sono accumulati in quantità più elevate in due fasi distinte e corrispondenti a periodi di maggiore prosperità: il periodo Repubblicano, tra il 350 e il 100 a.C, e il periodo Imperiale, tra l’anno 0 e il 200 d.C. Le tracce sono state rinvenute sul Col du Dome, nelle Alpi francesi: si tratta del primo studio a focalizzarsi sul ghiaccio alpino per indagare l’inquinamento di epoche antiche e l’impatto che ha tutt’ora in Europa. Inoltre lo studio ha permesso anche di fare un confronto con episodi di inquinamento più recenti, come l’utilizzo della benzina a piombo tra il 1950 e il 1985.