Come distinguere un melanoma da un neo? Ecco i sintomi e come riconoscerlo con la regola “Abcde”

Quattordicimila nuovi casi di melanoma l'anno in Italia: ecco come riconoscerlo, quali sono i sintomi e come prevenire il tumore
MeteoWeb

In Italia ogni anno – secondo il registro Airtum – si sviluppano 7.300 nuovi casi di melanoma tra gli uomini e 6.700 tra le donne, con un’incidenza raddoppiata negli ultimi 10 anni. Un dato ‘contenibile’ grazie al kit della prevenzione: attenzione alla regola dell’Abcde (Asimmetria, Bordi frastagliati, Colore variegato, Dimensione superiore ai 6 millimetri, Evoluzione rapida nel tempo), alla salute dei nei, a comportamenti corretti sotto il sole e controlli periodici e regolari, almeno uno l’anno, meglio se prima o dopo l’estate. Sono alcune delle raccomandazioni e sottolineate dagli esperti in occasione della Giornata mondiale del melanoma che si celebra il 13 maggio.
Gli specialisti invitano a non perdere di vista anche alcuni sintomi come sanguinamento, prurito o secchezza di un neo preesistente, una ‘macchiolina’ circondata da un nodulo o da un’area arrossata. Fare prevenzione, o scoprire la malattia in fase molto iniziale, oggi significa rendere il melanoma più curabile, grazie a un approccio multidisciplinare alla malattia e protocolli di cura innovativi – da nuovi farmaci sperimentali alla target therapy fino all’immunoterapia, oggi impiegate anche in terapia adiuvante e non più soltanto in casi di melanoma metastatico, alla chirurgia che spesso riesce a curare definitivamente la malattia in fase preliminare – offerti dai centri di eccellenza presenti su gran parte del territorio. Cure che permettono un cambiamento di prospettiva radicale nella qualità di vita e nella possibilità di sopravvivenza del paziente.
Rivolgersi a centri di eccellenza che dispongono al proprio interno di Unità dedicate al melanoma – dichiara Alessandra Gennari, professore associato di Oncologia dell’Università del Piemonte Orientale e direttore della Struttura complessa di Oncologia dell’azienda ospedaliera di Novara – fa la differenza nell’approccio diagnostico-terapeutico alla malattia“. Queste strutture, infatti, “permettono di prendere in carico il paziente avvalendosi laddove necessario della stretta collaborazione fra oncologi e dermatologi, con il coinvolgimento di chirurghi, radioterapisti, anatomopatologi e di inserire il paziente in un Pdta. Ovvero un percorso ‘specializzato’ di diagnosi e cura al melanoma che accompagna dall’accesso alla struttura per una prima visita di mappatura ai nei, fino alle eventuali necessità diagnostiche e terapeutiche, chirurgiche o di oncologia medica, in funzione dello stadio di malattia“.
Per evitare che un neo diventi un melanoma, è necessario attuare comportamenti corretti sotto il sole, con un kit preventivo e protettivo fatto da un lato di misure pratiche: gradualità dell’esposizione al sole, soprattutto nei primi giorni; evitare di ‘fare la lucertola’ nelle ore centrali della giornata (dalle 11 alle 17); niente tintarella senza l’uso di corrette creme solari con adeguati filtri, rispalmandone un generoso strato su tutto il corpo (comprese le zone spesso dimenticare come palpebre, occhi, orecchie, piedi), dopo ogni bagno e ogni 2 ore dalla precedente applicazione.
E ancora: indossare, o fare indossare in particolare modo ai bambini, indumenti e schermi protettivi come magliette, cappellini/bandane, occhiali da sole; idratare la pelle anche bevendo molta acqua e mangiando frutta e verdura sotto l’ombrellone nell’arco della giornata; nutrire la pelle a fine giornata con una crema a idratazione profonda. “Un ruolo chiave è svolto dal dermatologo – precisa Gennari – prima sentinella nell’individuare la presenza di un melanoma, ma anche educatore riguardo i fattori di rischio per il suo sviluppo. Questa neoplasia è infatti prevenibile sia con la corretta esposizione al sole, secondo i principi enunciati, sia sottoponendosi a controlli da effettuarsi periodicamente e ogni qual volta si osservino alterazioni nella ‘struttura’ dei nei“.
La svolta terapeutica nell’ultimo decennio – conclude Gennari – è stata rappresentata dall’introduzione di nuovi farmaci che hanno migliorato la sopravvivenza e qualità di vita dei pazienti. Tra queste la target therapy, terapie a bersaglio molecolare che hanno ridotto l’utilizzo della chemioterapia nella malattia avanzata, oggi impiegabili anche in terapia adiuvante cioè a scopo preventivo dopo l’intervento chirurgico di asportazione del melanoma, e l’immunoterapia“.

Condividi