Devastante violenza del Ciclone Fani in India: distruzione totale ma poche vittime grazie ad un ottimo piano di evacuazione [FOTO e VIDEO]

Il ciclone Fani si è abbattuto con grande violenza sull'India orientale, lasciando le aree costiere in rovina e in alcuni casi sommerse dall'acqua: nonostante tale devastazione, un ottimo piano di evacuazione ha evitato un tragico bilancio umano
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Il ciclone Fani ha scaricato enormi quantità di pioggia e venti devastanti sull’India orientale, spazzando via innumerevoli case e lasciando le aree costiere in rovina. Ma finora, il bilancio delle vittime del potente ciclone, che ha colpito lo stato costiero dell’Orissa, è fortunatamente basso: si parla di 12 vittime, un terribile colpo per le famiglie ma un risultato quasi miracoloso rispetto alle decine di migliaia di persone uccise 20 anni fa, quando un ciclone simile si è abbattuto sulla stessa area. “Sembra che il peggio sia finito. Crediamo che il numero delle vittime non andrà in doppia cifra”, ha dichiarato Bishnupada Sethi, commissario speciale dello stato per i soccorsi.

Con la tempesta che si è indebolita ma che porta ancora venti di 70km/h e forti piogge, c’è la paura che Fani possa provocare un innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale indiana. La più grande preoccupazione ora è ripulire le strade in modo da poter raggiungere le comunità che sono isolate e le aree più colpite che sono senza energia elettrica. “È un disastro totale nelle isole delle Sundarbans perché il ciclone ha distrutto tutto nel suo cammino, alimentando le paure che i fiumi potessero rompere i loro argini e lasciare ampie aree sott’acqua”, ha dichiarato Manturam Pakhira, ministro degli affari delle Sundarbans.

Lo stato più colpito è stato quello dell’Orissa, dove Fani ha toccato terra con venti di oltre 200km/h, abbattendo alberi e linee elettriche, tagliando le telecomunicazioni e la fornitura idrica, infrangendo le finestre di molti edifici e distruggendo quelli meno stabili e solidi. Le scuole in Orissa sono rimaste chiuse e un grande ospedale dell’omonima città ha riportato gravi danni strutturali.

Il ciclone ha causato danni estesi nella città turistica di Puri, come illustrano le immagini contenute nella gallery a corredo dell’articolo. “I danni a Puri sono estesi, la fornitura energetica e le linee telefoniche sono interrotte”, riportano le autorità. Parti della città sono state allagate e un’importante strada è stata sommersa da 1,5 metri d’acqua proveniente dal mare. Nel distretto di Srikakulam, da dove sono state evacuate circa 20.000 persone, i tetti delle case sono crollati e le imbarcazioni da pesca non ormeggiate sono state fatte a pezzi dai potenti venti. La violenza e la devastazione lasciata da Fani sono perfettamente illustrate nei video che trovate in fondo all’articolo.

Davanti a queste immagini di venti potentissimi e piogge incessanti, un bilancio delle vittime che avrebbe potuto essere disastroso è invece molto basso. Si tratta di un grande risultato, soprattutto per uno stato povero in un Paese in via di sviluppo, che è il risultato di un meticoloso piano di evacuazione in cui le autorità, memori delle tragedie passate, hanno evacuato molto velocemente un milione di persone, portandole in sicurezza. Uno dei primi passi intrapresi dopo un disastro del 1999 è stato la costruzione di centinaia di rifugi lungo la costa. Quegli stessi rifugi in cui si trovano ancora migliaia di persone. Per avvisare i residenti di quello che stava per abbattersi sul loro stato, le autorità hanno utilizzato tutto quello che avevano a disposizione: 2,6 milioni di messaggi testuali, 43.000 volontari, quasi 1.000 soccorritori, annunci in televisione, sirene sulle coste, bus, autorità e sistemi di altoparlanti che ripetevano lo stesso messaggio di avviso: “Sta arrivando un ciclone. Cercate riparo”. E sembra che tutto abbia funzionato per il meglio, evitando tragici bilanci umani dopo il passaggio della tempesta.

La stagione dei cicloni in India può durare da aprile a dicembre, quando forti tempeste colpiscono le città costiere, causando molte vittime e danni alle coltivazioni e alle proprietà sia in India che nel vicino Bangladesh. 15 delle 20 tempeste più mortali di sempre si sono formate nel Golfo del Bengala, dove la combinazione di abitazioni di scarsa qualità, dense popolazioni e alluvioni lampo porta frequentemente ad un alto numero di vittime. Il ciclone Bhola che ha colpito il Bangladesh nel 1970 ha ucciso oltre mezzo milione di persone. Un super-ciclone ha sferzato la costa dell’Orissa per 30 ore nel 1999, uccidendo 10.000 persone. Nel 2013, un’evacuazione di massa di quasi 1 milione di persone si ritiene abbia salvato migliaia di vite.

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