Allarme diabete: in Italia questa patologia colpisce circa il 6,34% della popolazione, pari a 3,84 milioni, a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso. E un rapido incremento è previsto nei prossimi decenni: circa 58 milioni di persone in Europa vivono attualmente con il diabete mellito di tipo 2, mentre saliranno a 67 milioni entro il 2045.
È quanto emerso oggi a Roma nel corso della conferenza stampa di presentazione dello studio internazionale di fase 3 ‘Credence’ (Canagliflozin and renal events in diabetes with established nephropathy clinical evaluation) sul diabete mellito di tipo 2.
“È in corso una vera e propria pandemia di diabete in Italia, ma in generale nel mondo-ha fatto sapere Giuseppe Pugliese, professore ordinario di Endocrinologia all’Universita’ Sapienza di Roma- dove si calcola che dal 2017 al 2045 ci sara’ un aumento di circa la meta’ dei casi di diabete. I piu’ colpiti sono i Paesi in via di sviluppo, mentre l’aumento sara’ piu’ contenuto in quelli gia’ sviluppati come il nostro, ma sara’ comunque sensibile. Tanto e’ vero che nell’arco di vent’anni la prevalenza del diabete e’ quasi raddoppiata: oggi si calcola che circa il 7% degli abitanti italiani sia affetto da diabete ed e’ una stima probabilmente in difetto rispetto alla realta’, perche’ molti casi non sono diagnosticati”.
I motivi dell’aumento dell’incidenza e della prevalenza del diabete, intanto, sono sostanzialmente collegati alle abitudini di vita, cioe’ “ad una dieta incongrua ricca di calorie, grassi, carboidrati e zuccheri semplici– ha proseguito il professor Pugliese- e soprattutto ad una riduzione dell’attivita’ fisica e all’aumento della sedentarieta’. Insieme questo due fattori comportano ad un aumento della prevalenza dell’obesita’, che a sua volta e’ il fattore scatenante del diabete di tipo 2. Questo e’ il circolo vizioso che porta all’aumento dei casi di diabete, che a sua volta si porta dietro anche le complicanze di questa patologia”.
Tra le complicanze del diabete ci sono quelle croniche a lungo termine, che compaiono dopo diversi anni e “sono piuttosto subdole- ha sottolineato l’esperto- perche’ il paziente diabetico nei primi anni di malattia spesso non ha sintomi, quindi non presta la dovuta attenzione alla gestione delle malattie”. E quando le complicanze del diabete compaiono e’ difficile contrastarle, al massimo possono essere rallentate. “Questo vale anche per la complicanza renale, che colpisce circa il 40% dei pazienti con diabete, in particolare il diabete di tipo 2– ha aggiunto Pugliese- che e’ il piu’ comune e mette di fatto a rischio la vita dei pazienti, facendo per esempio aumentare il rischio cardiovascolare, che e’ gia’ elevato in questi pazienti. Mentre quelli che riescono a sopravvivere possono invece andare incontro nel tempo ad una insufficienza renale terminale, quindi ad una condizione che richiede una terapia sostituiva tipo dialisi o trapianto”.