Un approccio che ha dato i suoi frutti nella gestione dell’Epatite C. Il convegno organizzato da MA Provider: “HCV – L’approccio della Regione Campania nel garantire al paziente l’accesso alle terapie innovative” serve proprio per tracciare un bilancio e delineare le priorità future. L’incontro, organizzato con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, si tiene giovedì 30 maggio a Napoli, presso la Sala Elba del Grand Hotel Santa Lucia, e pone al centro dell’analisi il modello regionale campano e la sfida degli specialisti per affrontare ed eliminare il virus dalle popolazioni più a rischio.
L’iniziativa intende affrontare in maniera analitica tutte le componenti di sistema: dal coinvolgimento della medicina di base alle attività del tavolo tecnico, per evidenziare l’importanza cruciale di un approccio strutturato e della opportuna gestione integrata del paziente affetto da HCV per poi procedere alla effettiva eradicazione della patologia sul territorio. I farmaci oggi disponibili per la cura dell’infezione da HCV si sono dimostrati sicuri ed efficaci, di facile assunzione, non tossici, e senza effetti collaterali. Hanno garantito l’eradicazione del virus in poche settimane, in oltre il 95% dei casi, con terapie gratuite nei centri prescrittori di epatologia, infettivologia e medicina interna.
L’IMPEGNO DELLA REGIONE CAMPANIA, MODELLO REPLICABILE – “La situazione della Campania si distingue perché rappresenta un modello di best practice nell’eradicazione dell’epatite C, patologia che può portare a gravi complicanze quali la cirrosi epatica e il tumore del fegato” ha sottolineato il Professor Enrico Coscioni, Consigliere per la Sanità del Presidente della Regione Campania De Luca. “La Regione Campania è quella che in media ha preso in carico più pazienti rispetto ai residenti: lo 0,36% della popolazione regionale è stata trattata con i nuovi antivirali, rispetto a una media nazionale dello 0,26%. Si tratta di un dato straordinario, in quanto proseguendo su questa strada può diventare possibile eradicare una patologia che per secoli ha provocato decine di morti nella popolazione”.
La Regione negli ultimi 5 anni ha avviato una strategia mirata all’emersione del «sommerso» e all’immediata erogazione sul territorio delle terapie di ultima generazione, consentendo una vera «presa in carico» del paziente affetto da HCV, per garantirne globalmente la migliore gestione procedurale e terapeutica. L’azione ha consentito di sfruttare al meglio in ambito locale il finanziamento previsto dal “Fondo innovativi” e, grazie all’identificazione ed implementazione di un PDTA specifico e ad un confronto costante con le associazioni pazienti, la governance costituita rappresenta un esempio da valutare e proporre eventualmente alle altre regioni.
LE PROSPETTIVE PER L’IMMEDIATO FUTURO – Obiettivo dei prossimi mesi sarà la ricerca del sommerso e prevenire la diffusione dell’infezione da HCV. I fondi dedicati ai farmaci innovativi, ancora disponibili, potrebbero essere riassegnati all’identificazione e al trattamento dei pazienti misconosciuti, al potenziamento dei centri prescrittori e a progetti concreti per raggiungere l’eradicazione dell’epatite C nei “bacini difficili” quali, ancora, le carceri, i SERD e le Comunità, sui quali il gruppo tecnico di lavoro della Regione Campania ha già focalizzato la sua attenzione.
“Con Delibera 6193 del 2/10/2012, la Campania è stata la prima Regione Italiana ad includere EpaC Onlus in un gruppo di lavoro incaricato di elaborare le strategie di eliminazione dell’epatite C a livello Regionale. Un gesto che abbiamo molto apprezzato” – ha evidenziato Ivan Gardini, Presidente EpaC Onlus. “Essere presenti alle riunioni tecniche ci ha consentito di segnalare e risolvere – con l’aiuto della Regione, Asl e specialisti – alcune anomalie amministrative che impedivano l’accesso alle terapie di alcuni pazienti che necessitavano di cure immediate. La Campania, evitando di porre limiti di spesa pur essendo in Piano di Rientro, non ha mai fatto mancare le terapie necessarie per curare i pazienti con HCV, con il risultato di essere la Regione con il miglior rapporto tra numero di abitanti e pazienti avviati al trattamento, un traguardo significativo per molti aspetti. Nel tempo si sono sviluppati rapporti di collaborazione anche con singole strutture ospedaliere di gastroenterologia ed infettivologia, come la realizzazione di eventi di screening locali, convegni, e molto altro. D’altra parte anche la Campania, al pari delle altre Regioni, deve ora impegnarsi a realizzare la parte più complessa della strategia di eliminazione, ovvero la formalizzazione di un Piano dotato di fondi che includa da una parte attività volte a individuare e avviare al trattamento i pazienti già diagnosticati ma non ancora curati (linkage to care), e dall’altra attività di screening mirati all’individuazione di pazienti infetti ma inconsapevoli (test and treat). Significa coinvolgere e coordinare Stakeholders esperti di micro e macro bacini come SerD, Carceri, MMG, strutture non autorizzate, ecc. In una tale prospettiva ci auguriamo di poter continuare a collaborare e contribuire a rendere la Campania la prima regione con ZeroEpatiteC”.
“Finora abbiamo conseguito risultati molto importanti – sottolinea il Prof. Nicola Coppola, Direttore universitario UOC Malattie Infettive, AO Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Tuttavia, resta ancora molto da fare. Abbiamo trattato solo 1/3 dei pazienti affetti dal virus dell’epatite C. Adesso è importante creare delle reti tra i centri specialistici e le istituzioni laddove siano ancora presenti dei soggetti da trattare. I clinici hanno fatto la loro parte, creando dei link tra medicina territoriale e centri di secondo livello. La priorità è quella di creare dei percorsi semplificati per queste popolazioni con tavoli tecnici attorno ai quali siedano tutti gli attori coinvolti: istituzioni, specialisti, associazioni pazienti, imprese”.
SINERGIA TRA ISTITUZIONI E CLINICI IN CAMPANIA – Nella Regione Campania è stato svolto un lavoro straordinario attraverso la mirabile integrazione tra Istituzioni e clinici: il Decreto Dirigenziale n.20 del 24 febbraio 2015 ha istituito un gruppo tecnico di lavoro atto ad affrontare e risolvere l’infezione da virus C; altri 20 Decreti successivi hanno permesso di avviare alla cura oltre 20mila pazienti (sui 182mila attualmente in cura in Italia), con una percentuale di successo dei trattamenti fissata circa al 98%.
“La nostra Regione ha raggiunto molteplici obiettivi: la salvaguardia di migliaia di vite umane; il notevole contenimento dell’impatto economico correlato alla malattia da virus C (nel rapporto risparmio costi diretti/spesa per farmaci), una drastica riduzione dell’esigenza di trapianto epatico quale principale causa di migrazione sanitaria,-sottolinea Ernesto Claar, Direttore U.O. di Epatologia dell’Ospedale Evangelico Betania – Coordinatore Nazionale della Commissione Epatologica AIGO (Associazione Nazionale Gastroenterologi Ospedalieri. – Il lavoro svolto dimostra che l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di ridurre l’impatto sulla salute delle Epatiti virali è percorribile se si crea la giusta collaborazione tra tutti gli stakeholder attraverso lo sviluppo del «linkage to care»”.
L’ESEMPIO DELLA COORTE E DELLA COLLABORAZIONE ASL-SERD – In Campania sono stati sviluppati vari modelli di sensibilizzazione e, quando necessario, di semplificazione del percorso di cura anche attraverso punti di accesso più facilmente reperibili sul territorio. Un esempio è la collaborazione tra le strutture dell’ASL Napoli 1 Centro e il SERD 32 di Ponticelli coordinate proprio da Ernesto Claar. “L’obiettivo prefissato era di eradicare l’infezione da virus C nella coorte di tossicodipendenti attivi in cui la prevalenza dell’infezione è notoriamente più alta, la possibilità di contagio più forte e l’accesso alle cure più difficile. Siamo riusciti a realizzare il “linkage to care” istituendo un punto di assistenza specialistica epatologica all’interno del SERD; abbiamo adottato un programma di screening per tutti i soggetti con tossicodipendenza attiva individuando il 35% di sieropositivi per HCV; abbiamo poi eradicato l’infezione nel 100% dei casi. Abbiamo restituito buone aspettative di vita a 160 persone, di cui molti giovani, e abbiamo migliorato la qualità di vita loro e delle loro famiglie” ha concluso lo specialista.
IL RUOLO DELL’INDUSTRIA – “Siamo impegnati a 360° gradi contro l’HCV, in Italia come nel resto del mondo. La nostra ricerca ha reso disponibili terapie che hanno cambiato il corso di questa infezione, rendendo concretamente raggiungibile l’obiettivo della sua eliminazione – sottolinea Valentino Confalone, Vice President e General Manager di Gilead Italia – Oggi concentriamo i nostri sforzi su questo obiettivo. Anche in Italia collaboriamo attivamente con associazioni pazienti, società scientifiche e istituzioni per facilitare l’accesso alla diagnosi delle persone più fragili e difficili da raggiungere e per garantire l’accesso alla cura in maniera sostenibile a tutti coloro che ne hanno bisogno. Lo facciamo, ad esempio, fornendo ad un costo simbolico i trattamenti necessari per gli adolescenti con epatite C in collaborazione con AIFA e Società Scientifiche e sostenendo campagne di awareness nelle popolazioni a rischio”.