La fertilità maschile può migliorare con un ‘pieno’ di frutta e verdura: mangiarne 300 grammi al giorno migliora la qualità e la vitalità degli spermatozoi. La conferma arriva dalla prima ricerca italiana, presentata al congresso nazionale della Società italiana di andrologia (Sia), che si chiude oggi a Bari, dalla quale emerge che introdurre ogni giorno dagli 800 ai 1000 milligrammi di antiossidanti da frutta e verdura migliora le condizioni degli spermatozoi in appena due mesi.
Gli antiossidanti contenuti nei vegetali – ricorda una nota – sono infatti un vero toccasana per gli spermatozoi: pomodori e peperoni, lenticchie e ceci, fragole e noci non devono dunque mai mancare sulla tavola di chi vuole diventare papà. In questo modo la motilità risulta raddoppiata e soprattutto è quasi dimezzato l’indice di frammentazione del Dna, un parametro importante perché indicativo della buona qualità del seme maschile.
L’indagine è stata condotta su 30 pazienti tra 25 e 40 anni non fumatori con infertilità idiopatica, una delle cause di infertilità maschile in maggiore aumento e anche responsabile della gran parte dei casi: in questi pazienti le cause di infertilità non sono note ma sembra ormai certo un ruolo dello stress ossidativo, che comprometterebbe la qualità degli spermatozoi.
“Una carenza dietetica di antiossidanti è stata dimostrata strettamente correlata al danno ossidativo sugli spermatozoi e alla frammentazione del Dna spermatico. Questo, aggiunto a stili di vita non corretti e altri fattori di rischio come età, inquinamento ambientale, fumo o alcol, può contribuire a ridurre significativamente la fertilità maschile”, spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e docente all’Università Federico II di Napoli.
“Studi precedenti – aggiunge – hanno tuttavia dimostrato che integratori a base di vitamina C, vitamina E, beta-carotene, folati e zinco possono sopperire alle carenze nutrizionali e a stili di vita non corretti aiutando a migliorare i parametri seminali”. Per questo la coordinatrice del nuovo studio italiano, Giuseppina Peluso, Responsabile del Laboratorio di semiologia-Pma dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, ha proposto ai pazienti una dieta naturalmente ricca di sostanze antiossidanti come carnitina, coenzima Q10, vitamine del gruppo B, L-arginina, zinco acido folico e vitamina C, associandola a un corretto stile di vita per poi valutare, dopo due mesi, se vi fossero stati miglioramenti sulla qualità del liquido seminale.
“I partecipanti erano mediamente in sovrappeso e abbiamo perciò proposto una dieta ipocalorica con un apporto medio di 1500 calorie al giorno, composta per il 25% da proteine e con carboidrati a basso indice glicemico; i prodotti vegetali introdotti nella dieta contenevano soprattutto vitamina C, E, beta-carotene, folati e zinco, per un introito quotidiano fra 800 e 1000 milligrammi di antiossidanti da circa 300 grammi di frutta e vegetali”, riferisce Peluso.
“Dopo due mesi abbiamo osservato che la motilità degli spermatozoi in generale è aumentata dal 10 al 25%, e soprattutto che dopo la dieta è raddoppiata, passando dal 7 al 15%, la motilità progressiva: gli spermatozoi hanno cioè movimenti attivi in cui percorrono una traiettoria rettilinea, non solo movimenti qualsiasi di testa o coda senza una progressione nello spazio. Inoltre – sottolinea Peluso – abbiamo verificato un miglioramento significativo in termini di frammentazione del DNA, indice di buona qualità degli spermatozoi: l’indice di frammentazione, che è pari al 7% nei controlli sani ed era del 20% prima della dieta, con l’alimentazione antiossidante è sceso al 12%”.
“L’effetto benefico sulla qualità degli spermatozoi – spiega ancora il presidente Palmieri – potrebbe migliorare sensibilmente la fertilità maschile, grazie al ripristino dell’equilibrio ossidativo e al mantenimento dei radicali liberi a un livello fisiologico appropriato nel microambiente del testicolo. La dieta giusta per la fertilità è perciò ricca di vitamina C, da pomodori, peperoni, agrumi e fragole: questa vitamina, infatti, si è già dimostrata efficace in alcuni casi di infertilità da agglutinazione degli spermatozoi. In tavola poi non deve mancare la vitamina B6 di frutta secca e legumi, perché ha effetti positivi anche sull’infertilità idiopatica femminile e accresce perciò le probabilità di concepimento; infine – conclude – sì allo zinco di frutta secca, legumi e semi, perché interagisce con il testosterone ed è importante per la compattazione della cromatina del Dna durante la spermatogenesi, contribuendo perciò a evitare le frammentazioni del Dna che portano a spermatozoi di scarsa qualità”.