La terapia per il trattamento dell’infezione del Virus dell’epatite C con farmaci antivirali ad azione Diretta (chiamati DAA) è risultata efficace anche nei pazienti più gravi, coloro cioè che hanno sviluppato problemi extraepatici collegati al virus. L’infezione da virus C, infatti, può provocare una malattia del sistema immunitario, la Crioglobulinemia mista, che può essere invalidante ed evolvere in linfoma. Nello studio PITER (Piattaforma per lo studio delle Terapie delle Epatiti Virali), che ne rappresenta l’analisi più importante per numerosità di casi e dati a livello mondiale, è emerso che a seguito di terapia i sintomi migliorano nell’80% dei casi e nel 56% in modo molto significativo fino alla scomparsa. I risultati del progetto PITER giunto al quinto anno di monitoraggio, coordinato dall’Istituto Superiore di sanità (ISS) e condotto in collaborazione con l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) e la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) su un campione di più di 11 mila pazienti, sono stati presentati ieri nel corso del THE PITER MEETING presso l’ISS.
I DATI DELLO STUDIO – “Grazie al monitoraggio di PITER e alle valutazioni modellistiche delle infezioni fatte in stretta collaborazione con l’AIFA e il Center Disease Anlysis (Colorado) – afferma Stefano Vella, Direttore del Centro Nazionale della Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità – l’Italia ha raggiunto il primo target nell’eliminazione del virus dell’epatite con il 65% delle morti HCV correlate. Il nostro Paese è inoltre tra i 12 Paesi che si sono avviati verso il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’OMS a patto di mantenere alto il numero dei pazienti trattati nei prossimi anni. Successivo obbiettivo di PITER sarà di valutare quale siano le strategie per mantenere alto il numero di persone infette e trattate”.
Durante il meeting, il Gruppo Collaborativo PITER ha consegnato un Premio di ringraziamento a Stefano Vella, fondatore e direttore scientifico della Rete nazionale di medici (provenienti da circa 100 centri clinici che lavorano in modo volontario).
“I dati della coorte PITER rappresentano una fotografia sempre aggiornata dei pazienti in cura e pertanto sono stati e continuano ad essere un prezioso strumento nelle mani dei decisori politici per delineare strategie di trattamento dell’infezione da HCV in Italia – afferma Loreta Kondili, dell’ISS, responsabile scientifico della Piattaforma – PITER celebra i suoi cinque anni di attività e lo ha fatto con un convegno che ha riunito ad uno stesso tavolo i rappresentanti della rete di circa 100 centri clinici appartenenti ad AISF e SIMIT per confrontarsi sui risultati ottenuti e sulle prospettive future”. Ma non è tutto. “Si profila all’orizzonte – va avanti la ricercatrice – una nuova importante scommessa: la realizzazione di una piattaforma per l’infezione da HBV. Tale iniziativa estremamente innovativa permetterà di raccogliere dati rappresentativi dell’infezione da HBV nel nostro Paese, favorendo così nuovi progetti scientifici, nonché la possibilità di disporre di elementi clinici rilevanti nel momento in cui saranno disponibili nuove strategie terapeutiche”.
I FUTURI SCENARI – “La coorte PITER ha prodotto un notevole contributo anche nello studio degli scenari per far emergere il sommerso – dichiara Massimo Galli, Presidente SIMIT -. Gli obiettivi dell’OMS non si potranno raggiungere se non si delineano le strategie costo – efficacia per scoprire e curare le persone che sono infette ma non sanno di esserlo. In Italia una buona proporzione dei casi infetti dovrebbe trovarsi sia nelle persone considerati a rischio d’infezione, che nelle persone ultrasessantenni che hanno acquisito l’infezione negli anni ’60 e ’70, spesso a causa del mancato utilizzo dei materiali monouso, arrivati successivamente. Pertanto le strategie di screening costo efficacia per coorti di nascita (1968-1987 e 1948-1967) proposte nel Convegno di PITER, elaborate in collaborazione con l’elevata espertise economica dell’Università di Tor Vergata e con modellisti della malattia HCV correlata a livello mondiale, saranno un importante supporto ai decisori e al piano di eliminazione dell’epatite in Italia”.
“La piattaforma PITER ha rappresentato e rappresenta un esempio di perfetta sinergia fra Istituzioni (Istituto Superiore di Sanità), Società Scientifiche e Centri Clinici – dichiara Salvatore Petta, segretario AISF – PITER ha infatti consentito in modo virtuoso e in un modello iso-risorse la raccolta dati relativa ad una ampia coorte di soggetti con infezione da HVC perfettamente rappresentativa della realtà Italiana. In tale percorso, AISF ha sicuramente avuto un ruolo importante sia nella nascita di PITER che nella sua realizzazione, contribuendo, tramite i suoi soci, alla realizzazione di numerosi progetti scientifici che hanno ottenuto significative pubblicazioni su riviste internazionali, tali da promuovere il modello Italia nel mondo”.