Un laptop infestato dai più distruttivi virus della storia venduto all’asta per 1,3 milioni di dollari

Venduta all'asta un'opera d'arte dal potenziale distruttivo: un vecchio laptop con i più pericolosi virus della storia informatica
MeteoWeb

Un progetto provocatorio quello dell’opera d’arte venduta all’asta, on line a New York, intitolata “La persistenza del caos“. Ovvero un un laptop Samsung NC10-14GB con sei tra i virus più pericolosi al mondo che hanno provocato danni per 95 miliardi di dollari. L’opera, ideata dall’artista cinese Guo O Dong, in collaborazione con la società di sicurezza informatica Deep Instinct (fornitrice dei malware) vuole essere il simbolo di una tra le principali minacce che incombono sull’umanità.

Abbiamo questa illusione per cui quello che accade nei computer non può influenzarci direttamente ma è assurdo“, ha dichiarto l’artista a The Verge.

All’interno del vecchio e infestato laptop del 2008, con display da 10,2 pollici e sistema operativo Windows XP SP3, ci sono i malware “WannaCry”  (forse il più celebra di sempre che ha colpito più di 200.000 persone in 150 paesi due anni fa chiedendo un riscatto e raccogliendo così 4 miliardi di dollari), “MyDoom” (del 2004, presumibilmente di origini russe e considerato uno dei ‘worm’ più rapidi nel diffondersi), “I LOVE YOU” (del 2000, distribuito via email e tramite i circuiti di file sharing), “SoBig” (del 2003, in grado di copiare file a inviarli ad un server remoto) “DarkTequila” (del 2013, diffuso prevalentemente in Sud America), “BlackEnergy” (che ha provocato blackout su larga scala in Ucraina nel dicembre del 2015).

Al compratore il sito che ha organizzato la vendita ha intimato di non liberare la potenza distruttiva dei malware contenuti nel computer che devono essere utilizzati solo per ricerca. Una clausola nel contratto di acquisto vincola il compratore a non disseminare alcun virus. “Ricordati che questi sono campioni di malware vivi e pericolosi” e che “la vendita di malware per scopi operativi è illegale negli Usa“, si legge sul sito dell’asta on line. Non è stata diffusa l’identità del cliente.

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