Il maltempo di maggio ha sferrato un durissimo colpo al turismo che ha registrato una perdita di 2,9 miliardi di euro di fatturato (-26%) e 50 mila posti di lavoro.
La stima dei danni nel settore arriva dalla FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Il mese che si classifica il più freddo degli ultimi 30 anni con le sue basse temperature di oltre 10 gradi sotto la media stagionale, tempestato di piogge e neve, ha disincentivano i viaggiatori a muoversi, in particolare gli italiani, abbassando la propensione a consumare.
Contando la sola ristorazione la perdita è di circa 600 milioni di euro, informa la FIPE, ma ci sono attività in alcune destinazioni turistiche che hanno perso fino all’80% dei ricavi del periodo. A questa contrazione si dovrebbe sommare la perdita di fatturato non facilmente calcolabile derivante dalle cosiddette gite fuori porta tipiche della primavera e dal calo dei consumi di prodotti altamente stagionali, come acqua, bibite, gelati e altro.
“Non possiamo più fare finta che il problema della tropicalizzazione del clima non ci riguardi, perché il nostro settore si trova ad affrontarne costantemente le conseguenze“, spiega il vice presidente FIPE, Giancarlo Deidda, avanzando una richiesta, “alle istituzioni diciamo che il turismo è particolarmente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e per questo ha bisogno del massimo della flessibilità nella gestione dei costi. E’ vero che non c’è una bacchetta magica per gestire nel breve termine le forze della natura – conclude – ma si può lavorare per non far peggiorare la situazione e magari migliorarla nel lungo termine“.