La cura del Parkinson parte dall’immunoterapia: nuovi studi vedono coinvolti anche pazienti italiani. Le potenzialità dell’utilizzo di anticorpi monoclonali per aggredire la proteina chiave alla base della patologia, sono stati uno dei temi di cui si e’ discusso al quinto congresso nazionale dell’Accademia per lo Studio della Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento (Limpe-Dismov), tenutosi a Catania.
Ad oggi, afferma Leonardo Lopiano, ordinario di Neurologia dell’Universita’ di Torino e presidente dell’Accademia Limpe-Dismov, “abbiamo molte opzioni terapeutiche in grado di ridurre i sintomi, quali tremore, rigidita’ nei movimenti, depressione. Mancano ancora, tuttavia, terapie in grado di intervenire sul processo alla base della malattia stessa”. Stiamo pero’ “assistendo a una svolta, perche’ sono in sviluppo molecole che aggrediscono il processo fisiopatologico”, spiega all’ANSA Mario Zappia, ordinario di Neurologia all’Universita’ di Catania.
“Si tratta – prosegue – di anticorpi monoclonali che vanno ad aggredire la proteina alfa-synucleina, che si deposita nei neuroni delle persone con Parkinson. In questo modo dovremmo riuscire a rallentare o bloccare, il processo neurodegenerativo”. Da poco sono partiti studi che valuteranno l’efficacia sui pazienti. Uno, in particolare, vede coinvolta anche l’Italia insieme ad altri Paesi Europei e agli Usa. “C’e’ grande attesa, perche’ si ritiene che possano cambiare la storia naturale della malattia, grazie a un meccanismo d’azione simile a quello oggi in uso per alcuni tipi di tumore”.