Sanità: il report, liste d’attesa del SSN sempre più lunghe

Sempre più lunghi i tempi di attesa per il SSN e sempre meno distanti i costi rispetto al privato
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Ben 2 mesi d’attesa per effettuare una visita medica nella sanità pubblica, contro una sola settimana nel privato. E’ l'”effetto di un progressivo definanziamento del Servizio sanitario nazionale“, che ha reso sempre più lunghi i tempi di attesa per il Ssn e sempre meno distanti i costi rispetto al privato, come emerge dal secondo Rapporto ‘Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei sistemi sanitari regionali‘, promosso dalla Funzione pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi comuni ed elaborato da Crea.
Le liste d’attesa si confermano il principale ostacolo per l’accesso al Ssn e non accennano a ridursi, anzi. Dal report emerge le attese medie risultano in aumento rispetto allo scorso anno, tranne che per il privato che si mantiene stabile.
Lo studio ha preso in considerazione 11 prestazioni sanitarie (specialistiche e diagnostiche) senza esplicita indicazione di urgenza, erogate da 8 Regioni e da 326 strutture sanitarie (195 private e 131 pubbliche). L’attesa media ammonta a 60 giorni nel pubblico (2 mesi) a fronte di 9 in intramoenia, 7 nel privato e 39 per il privato convenzionato. Nel dettaglio, nel servizio pubblico si attendono, per esempio, 112 giorni per una colonscopia (quasi 4 mesi), contro 11 giorni in intramoenia, 79 nel privato convenzionato e appena 11 nel privato. Anche i costi del servizio pubblico sono sempre meno convenienti rispetto al privato.
Dallo studio Fp Cgil emerge un dato sconcertante: circa la metà delle prestazioni mediche prese in considerazione ha un costo inferiore nel privato piuttosto che in intramoenia. E’ il caso, per esempio, dell’ecocardiografia che in intramoenia costa in media 109 euro contro i 98 del privato, spiega il sindacato evidenziando che “non solo i costi sono competitivi, in considerazione di tempi di attesa enormemente inferiori, ma addirittura spesso sovrapponibili o più economici del ticket”. Questo spiega, secondo la Fp Cgil, “il sempre più frequente ricorso a spese ‘out of pocket’ – sostenute direttamente dai cittadini – per effettuare visite mediche private. La spesa privata ammonta a quasi 35 miliardi di euro, di cui ben il 92% out of pocket”.
Aspetto importante e significativo, che rappresenta un valore aggiunto rispetto allo studio della Funzione pubblica Cgil dello scorso anno, è quello che, partendo dai valori medi dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie pubbliche, indaga il confronto tra le regioni, scattando una fotografia della situazione della sanità pubblica in Italia. Si mostra infatti evidente il divario che intercorre tra alcune regioni del paese. A eccellere – secondo il rapporto – è l’Emilia Romagna con una media di 30 giorni di attesa, a seguire Liguria e Campania, poi il Veneto, la Sicilia, la Lombardia, il Lazio e per ultima le Marche, con una media di 110 giorni di attesa per una visita nella sanità pubblica. Nello specifico delle visite specialistiche, ad esempio per una visita ortopedica, sono 19 i giorni di attesa in Emilia Romagna, contro addirittura i 91 giorni delle Marche.
Alla luce di quanto emerso, risulta evidente quanto sia urgente e non più rinviabile un investimento straordinario in termini di risorse, personale, professionalità e tecnologie in tutto il nostro Ssn – commenta la Funzione pubblica Cgil – che mostra evidenti segni di collasso con gravi e profonde ripercussioni sulle sue caratteristiche di universalità. Allo stato attuale il Servizio sanitario nazionale spesso non è in grado di garantire servizi adeguati”.
Il progressivo definanziamento del Ssn – attacca il sindacato – ha creato inefficienze che portano ad allungare le liste di attesa e incentivano lo sviluppo di un’offerta privata spesso concorrenziale, tanto per il costo quanto per i tempi di risposta“. A questo si aggiungono “forti disparità regionali, in termini di equità e di carenze organizzative, con il dato di eccellenza di regioni come l’Emilia Romagna, un esempio di ‘best practice’ che dimostra come sia in effetti possibile migliorare, in un tempo relativamente breve, le performance“.

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