La Piattaforma italiana per lo studio delle Terapie dell’Epatite Virali (PITER) celebra i suoi 5 anni di attività. E lo fa dimostrando che sconfiggere l’Epatite C è davvero possibile. Grazie a questo studio è stato affermato dal Dott Stefano Vella, Direttore del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, che “l’Italia ha raggiunto il primo target dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’eliminazione dell’HCV: quello della riduzione al 65% delle morti HCV correlate. Grazie al trattamento universale dell’infezione da HCV senza restrizione, l’Italia si incammina quindi verso il raggiungimento degli altri obiettivi di eliminazione HCV dell’OMS, a patto di mantenere alto il numero dei pazienti trattati nei prossimi anni”.
L’APPUNTAMENTO – Se ne discuterà durante l’appuntamento di stamattina, ospitato dall’Istituto Superiore di Sanità, organizzato da SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e dalla AISF, Associazione Italiana Per Lo Studio Del Fegato, e durante il quale gli specialisti si incontreranno per confrontarsi sui risultati ottenuti e sulle prospettive future.
“Il convegno – spiega il Prof. Massimo Galli, Presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – presenterà gli ultimi dati dello studio più vasto disponibile in Italia, uno dei maggiori a livello mondiale, sul trattamento con i farmaci ad azione diretta anti-HCV. Con questo appuntamento si conferma il grande successo, anche nell’utilizzo fuori dagli studi clinici, di questa terapia. Si riporta un numero di successi superiore al 96%, con la completa eliminazione del virus in pazienti “real life”. L’Italia, con oltre 180mila trattamenti, può vantare una delle più vaste esperienze in questo ambito. Non è ancora finita però, esiste ancora un importante sommerso fatto di persone che non sanno di avere l’infezione e che devono essere avviate al trattamento”.
NUOVI OBIETTIVI – “La piattaforma PITER ha rappresentato e rappresenta un esempio di perfetta sinergia fra Istituzioni (Istituto Superiore di Sanità), Società Scientifiche e Clinici – afferma Salvatore Petta, Segretario Nazionale A.I.S.F., Associazione Italiana per lo Studio del Fegato – PITER non ha però alcuna intenzione di fermarsi. All’orizzonte, infatti, si profila una nuova importante scommessa, la realizzazione di una piattaforma per l’infezione da HBV. Tale iniziativa estremamente innovativa permetterà di raccogliere dati italiani rappresentativi dell’infezione da HBV nel nostro paese permettendo di nuovo di portare avanti significativi progetti scientifici e di disporre di elementi clinici rilevanti nel momento in cui saranno disponibili nuove strategie terapeutiche”.
Al Meeting PITER di martedì 7 maggio si riporteranno i risultati sulla cura dell’infezione da HCV: dati sull’efficacia dei farmaci in pazienti non selezionati come nei trial clinici, pertanto con varie comorbidità e che assumono anche farmaci concomitanti. Si presenteranno, inoltre, i dati che riportano come l’eliminazione del virus si conferma altamente efficace nel ridurre anche altre comorbidità nei pazienti trattati con i DAA. I dati della ricerca rappresentano, quindi, una fotografia attenta e in costante aggiornamento dei pazienti in cura. E pertanto sono stati un prezioso strumento utilizzato per le politiche sanitarie nel trattamento dell’infezione da HCV in Italia.
COS’E’ PITER – La Piattaforma PITER era nata nel 2014 con un duplice ruolo: innanzitutto studiare l’effetto del trattamento dell’infezione dal Virus dell’epatite C con farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) nella vita reale dei pazienti; poi informare con evidenze scientifiche i decisori politici sulle politiche sanitarie più appropriate. I pazienti arruolati sono un campione rappresentativo di più di 11.000 pazienti in cura, seguiti per un arco temporale di circa 5 anni.
“Raggiungere gli obiettivi attesi dell’uso di farmaci antivirali – dichiara Loreta Kondili, medico e responsabile scientifico della piattaforma PITER – è legato non solo alla loro elevatissima efficacia e all’ottimo profilo di sicurezza, ma anche allo sviluppo di ricerca appropriata per valutare il loro impatto alla vita reale in un contesto specifico epidemiologico come quello italiano, che ha mantenuto il primato di alta prevalenza in Europa per l’infezione da HCV”.