Era la sera del 6 maggio 1976 quando poco dopo le 21 in Friuli la terra tremò e in pochi secondi tutto venne giù. Solo al mattino successivo si compresero le proporzioni della devastazione, tra case crollate e morti.
L’Orcolat – in dialetto friulano “orco”, sinonimo di terremoto– si era risvegliato. La stretta della solidarietà non tardo ad arrivare, subito centinaia di giovani friulani raggiunsero i luoghi colpiti dal sisma insieme alle squadre coordinate dai sindaci, dai Vigili del fuoco e dagli alpini della Julia.
Nei paesi più colpiti dalle scosse furono salvate vite umane, grazie al lavoro di tanti volontari. Il giorno dopo arrivò Giuseppe Zamberletti, nominato commissario straordinario dal presidente del Consiglio Aldo Moro. Sul campo giacevano quasi mille morti, un terzo della regione devastata. Ma da quella devastazione nacque un modello di ricostruzione.
“Il 6 maggio è ogni anno occasione per mantenere vivo il ricordo dei luttuosi eventi che colpirono il Friuli nel 1976, ma anche per celebrare la dignità, il cuore e il coraggio di un popolo che, da quelle macerie, ha saputo risollevarsi con le proprie forze. Un insegnamento che dobbiamo conservare quale patrimonio dell’intera comunità regionale“. E’ quanto riporta la nota del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in occasione del 43 esimo anniversario del terremoto che ha colpito il Friuli.