Terremoto in Puglia, il geologo: “La zona è a basso rischio sismico, ma la spinta tra Africa ed Europa schiaccia e affonda l’area”

Terremoto in Puglia, l’esperto spiega cause, possibili risvolti ed eventuali danni futuri
MeteoWeb
La scossa di terremoto di magnitudo 3.9 che ha colpito stamani la Puglia ha preoccupato non poco la popolazione, in particolare perché la zona interessata è considerata a basso rischio sismico. Per capire quale sia la possibile origine di questo evento sismico e provare ad individuarne possibili risvolti, abbiamo chiesto al professor Antonio Moretti, geologo e storico dei terremoti, di fare il punto sulla zona interessata e sulla scossa recente. “C’è ben poco di strano in questo terremoto – ha chiosato Moretti ai microfoni di MeteoWeb –, perché si inquadra perfettamente nel modello oramai da tutti accettato della geodinamica del Mediterraneo. Come ben sappiamo la Puglia fa parte di quella microplacca continentale chiamata Adria, che si estende dalla pianura Padana al Gargano e si interpone tra la catena appenninica in avanzamento verso NE e quella balcanica che spinge verso SW“.
Meccanismo focale che indica una compressione ENE-WSW coerente con il contesto sismotettonico

Proprio a causa dell’avanzamento di queste due catene – spiega il geologo –, a loro volta spinte dalla collisione tra Africa ed Europa, Adria e Puglia con lei vengono schiacciate come in una grande “morsa” tettonica e costrette a piegarsi e ad “affondare” sotto l’Appennino. Il terremoto di oggi, così come gran parte di quelli sul versante adriatico, da Rimini all’Ascolano ed a quelli di Macerata di questi giorni, si colloca alla base della crosta (34 km di profondità) proprio nella zona di piegamento della microplacca apulo-adriatica”. 

Storicamente i terremoti in questa parte della Puglia sono piuttosto rari e di modesta magnitudo.  Questo probabilmente è dovuto al fatto che la flessura della placca Apula a sud è ancora allo stato iniziale. In ogni caso – conclude l’esperto –, così come su tutto il margine adriatico dell’Appennino, la profondità relativamente alta (2-4 volte quella caratteristica dell’Appennino) fa si che l’energia si distribuisca su superfici più ampie limitando così, anche nei casi peggiori, i danni a case e strutture nelle aree colpite“.
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