In Europa, ogni anno 3,9 milioni di persone si ammalano di cancro, a fronte di quasi 2 milioni di decessi. In Italia, 373.300 sono le nuove diagnosi, 178.000 i decessi e 3,3 milioni (il 6% della popolazione) i cittadini che vivono con una pregressa diagnosi di cancro, di cui oltre 900.000 guariti. Le associazioni europee dei malati di cancro hanno elaborato in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, un manifesto con cinque obbiettivi sui quali i malati oncologici chiedono l’impegno dei candidati.
Eccoli: 1. Ridurre le disparità e consentire un accesso tempestivo e sicuro ai trattamenti chirurgici e radioterapici, in collaborazione con gli Stati membri; 2. Eliminare le barriere nazionali per consentire l’armonizzazione dei prezzi dei farmaci, attraverso l’Health Technology Assessment (Hta), e l’accesso tempestivo e sostenibile ai trattamenti farmacologici; 3. Rafforzare la collaborazione transfrontaliera per facilitare l’accesso ai malati di tumori rari ai trattamenti terapeutici più appropriati, a prescindere dal paese di residenza; 4. Assicurare l’attuazione della Direttiva sul Work Life Balance, per garantire ai caregiver l’accesso alle tutele sociali e ai bene?ci previsti; 5. Promuovere i programmi per le persone guarite dal cancro come parte essenziale dell’assistenza oncologica a tutti i livelli.
Alla vigilia delle elezioni europee, l’European Cancer Patient Coalition (Ecpc), in rappresentanza di 447 associazioni nei 28 Paesi membri, e Favo (Federazione italiana associazioni volontariato in oncologia), in rappresentanza di 500 organizzazioni operanti su tutto il territorio italiano, considerando cruciale il ruolo del Parlamento Europeo nell’assicurare standard elevati e tempestività per l’accesso alle cure dei malati, nonché sostegno e inclusione socio-lavorativa delle persone croniche e guarite, hanno invitato i candidati a sottoscrivere il manifesto. Emma Bonino, senatrice di +Europa, prima firmataria del manifesto, ha dichiarato: “Sostengo questo manifesto per i diritti dei malati a un accesso rapido ed equo alle cure e a un’assistenza che non finisca con la guarigione. Da malata dicevo ‘io non sono la mia malattia’ e ancor oggi lo affermo, e così deve essere per tutti i cittadini europei”.