Il contrasto del batterio Xylella fastidiosa, recentemente tornato agli onori delle cronache in seguito all’archiviazione da parte del Tribunale di Lecce dell’indagine a carico di dieci scienziati italiani che se ne erano occupati in passato e che erano stati accusati di aver causato la diffusione della malattia in seguito ai loro studi, “deve essere perseguito attraverso una serie di misure di contenimento che devono prevedere, in alcuni casi, la distruzione delle piante infette“: è questo il messaggio chiave, sostenuto da tempo dalla Comunità scientifica e troppe volte ridimensionato da una costante e dilagante azione di disinformazione, che ha coinvolto in alcuni casi anche le istituzioni, emerso nell’incontro tra l’Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica e il Gruppo informale SeTA (Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura).
“La Comunità scientifica, quotidianamente bersagliata sul tema Xylella da teorie complottiste e dagli attacchi provenienti da una minoranza delle istituzioni, ha visto schierarsi al suo fianco numerosi esponenti del mondo scientifico ed istituzionale, oltre che agronomi, giuristi e comuni cittadini, che hanno deciso di far sentire la propria voce rinnovando la fiducia ai ricercatori impegnati a contrastare il batterio della Xylella e aderendo ad una petizione, promossa dal gruppo SeTA, che ha raccolto oltre 1100 adesioni,” si spiega in una nota.
“Il caso Xylella è un esempio da manuale di come l’ambiguità da parte di alcuni mezzi d’informazione e dei rappresentanti istituzionali abbia alimentato credenze fasulle che hanno già arrecato danni immensi all’agricoltura e all’economia della Puglia” dichiara Marco Cappato, leader e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Siamo dunque a fianco degli scienziati che si mobilitano per impedire che tale danno si aggravi ulteriormente mettendo il metodo scientifico al servizio della democrazia e del benessere di tutti i cittadini. La loro voce va ascoltata e le loro indicazioni seguite, senza cedere alle sirene del complottismo”.