Una percentuale che va dal 3% al 20% dei conflitti del secolo scorso ha avuto fra le cause scatenanti fattori legati al clima, ed il rischio aumenterà nel futuro per effetto del riscaldamento globale. Ad affermarlo è uno studio, basato sulle opinioni di una serie di esperti, pubblicato dalla rivista “Nature“. Ponendo uno scenario in cui la temperatura media dovesse aumentare di 4 gradi, il peggiore previsto dai climatologi, l’influenza del clima sui conflitti potrebbe aumentare di cinque volte, portando a un rischio di conflitto maggiore del 26% rispetto ad oggi. Ma anche riuscendo a limitare l’aumento a 2 gradi, come previsto dal Protocollo di Parigi, l’influenza del clima raddoppierebbe, e il rischio di conflitto risulterebbe aumentato del 13%.
“Prendere coscienza del ruolo dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulla sicurezza è importante – scrivono gli autori della ‘Stanford Environment Assessment Facility’ – non solo per capire i costi sociali delle nostre continue emissioni di gas serra, ma anche per dare una priorità alle risposte“.
Nello studio anche dei suggerimenti per evitare il peggio, infatti si consigliano una serie di strategie di adattamento, dalle assicurazioni sulle perdite dei raccolti all’aumento dello stoccaggio dopo il raccolto, al training agli operatori. Tra questi anche la diversificazione delle opportunità economiche, sottolineano gli autori, “può essere d’aiuto per evitare i conflitti“.