Niente sconti per i più piccoli. “Vediamo bimbi di 4-5 anni già con un’emicrania definita. E’ difficile stimare il numero di pazienti pediatrici, ma se c’è un familiare colpito, la probabilità che il piccolo ne soffra aumenta del 40-50%. E il problema è sottostimato: secondo un nostro recente studio c’è un ritardo incredibile, di quasi 2 anni, nella diagnosi dei bambini. E questo perché il bimbo spesso viene mandato dall’otorino, poi dall’oculista, quindi dal gastroenterologo, prima di arrivare dal neurologo“. Parola di Bruno Colombo, neurologo e responsabile del Centro cefalee del San Raffaele di Milano, sentito a margine del 13° Congresso dell’European Headache Federation in corso ad Atene.
“E’ importante sensibilizzare i pediatri, perché il ritardo nella diagnosi si traduce in una grande sofferenza del bambino, che talvolta oggi ci viene segnalato dalla scuola: si tratta di un bimbo che non riesce a seguire le lezioni, è costretto a fare assenze“, spiega. Esistono dei sintomi precursori, che possono predire l’arrivo degli attacchi e che consentono di individuare i piccoli a rischio. “Se il bambino soffre di mal d’auto, vertigini, attacchi di vomito ripetuti, sonnambulismo“, è bene tenerlo d’occhio. Si tratta di “sintomi che, se interpretati in modo corretto, possono essere utilizzati per una diagnosi precoce“, ha detto Colombo.
L’incidenza del dolore è simile tra maschi e femmine fino a 10-12 anni, poi con la pubertà la frequenza di emicrania raddoppia fra le ragazze, ha aggiunto il neurologo, e il dato si mantiene nel corso degli anni, “fino alla menopausa“. L’invito ai genitori è di non pensare che si tratti di un problema ‘da grandi’ e “non banalizzare il dolore: se il bimbo lamenta un mal di testa tale da non sopportare la luce, i rumori della tv, chiede di andare a letto o rimette, è bene rivolgersi al pediatra che potrà indirizzare il bimbo a un centro specializzato in cefalee“, ha raccomandato Colombo.
La buona notizia è che “se il bambino viene curato in modo corretto, anche con composti nutraceutici a base di vitamina B2, coenzima Q10 e gingko biloba, siamo in grado di tenere sotto controllo il problema ed evitare che peggiori“, ha concluso Colombo.