La fertilità femminile messa gravemente a rischio dall’inquinamento atmosferico

Una ricerca scientifica ha dimostrato come la riduzione della riserva ovarica sia strattamente legata all’inquinamento atmosferico
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Il Prof. Antonio La Marca – Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – ha presentato, in occasione del congresso annuale ESHRE 2019, uno studio che dimostra la stretta correlazione tra il calo della riserva ovarica e gli alti livelli di inquinamento dell’aria. Lo studio, coordinato dal Prof. Antonio La Marca, ha preso in esame i dati raccolti dalle analisi ormonali di oltre 1.300 donne italiane e ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico possa influire sul ruolo dell’ormone antimulleriano – conosciuto anche con la sigla AMH – secreto dalle cellule dell’ovaio e considerato un marcatore affidabile della riserva ovarica, ossia il livello potenziale di fertilità della donna calcolato sulla base dei follicoli di cui dispone in un determinato periodo della vita riproduttiva.

Antonio La Marca
Il Prof. Antonio La Marca, Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

L’influenza dell’età e del fumo sui livelli di AMH è ormai ampiamente riconosciuta,” spiega il Professor Antonio La Marca. “Ma al contrario non è stato fino ad oggi dimostrato l’effetto che possono avere i fattori ambientali su questo ormone. La nostra ricerca mira al raggiungimento di questo risultato“.

Lo studio ha preso in considerazione i valori dell’ormone AMH raccolti tra il 2007 e il 2017 nelle donne residenti nell’area di Modena. Questi dati sono stati incrociati con quelli della Regione Emilia Romagna, relativi all’esposizione delle donne a fattori ambientali e l’analisi è stata completata geolocalizzando le donne con Google Maps, al fine di valutare la loro esposizione media alle polveri sottili.

I risultati delle misurazioni di AMH in 1318 donne hanno mostrato, come previsto, che i livelli ormonali, a partire dai 25 anni, sono inversamente proporzionali all’età delle donne. E’ stato inoltre riscontrato che i livelli di AMH, indipendentemente dall’età delle pazienti, erano inversamente proporzionali anche alla concentrazione di agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, definiti come PM10, PM2.5 e NO2.  

L’intero patrimonio di dati è stato successivamente suddiviso in quartili, determinati in base alle differenti concentrazioni di PM10, PM2,5 e NO2. I livelli più bassi di AMH sono stati riscontrati nelle pazienti appertenenti all’ultimo quartile – quello con la più alta concentrazione di inquinanti ambientali – a conferma che, indipendentemente dall’età, più alto è il livello di particolato e NO2, minore è la concentrazione di AMH. La più bassa concentrazione di AMH – che riflette una grave riduzione della riserva ovarica – è stata misurata in soggetti che sono stati esposti a livelli di PM10, PM2,5 e NO2 rispettivamente superiori a 29,5, 22 e 26 mcg / m3.

La nostra ricerca ha confermato come l’età sia fattore determinante nella concentrazione di AMH nelle donne e come fattori quali il fumo, il peso corporeo e la contraccezione ormonale a lungo termine abbiano un significativo impatto sull’AMH,” spiega il Professor La Marca. “Ma allo stesso modo, ha mostrato come gli inquinanti ambientali possano avere un effetto significativo nel determinare i livelli di AMH. Vivere in un’area con elevati livelli di inquinanto atmosferico aumenta il rischio di una grave riduzione della riserva ovarica”.

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