Clima, scontro mondiale al G20 di Osaka: gli USA si sfilano contro Europa e Cina, “siamo già i primi per riduzione di emissioni, -14% in 12 anni”

G20 di Osaka tra clima, salute, economia e sviluppo tecnologico: è scontro mondiale sul clima
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I capi di Stato e di governo del G20, a conclusione del vertice di Osaka, in Giappone, hanno concordato una dichiarazione finale, dopo uno scontro sulla questione del clima che ha visto opposti i membri dell’Unione europea, sostenuti dalla Cina, e gli Stati Uniti. Il testo mantiene un impegno a contrastare il cambiamento climatico simile ai precedenti presi a Buenos Aires e Amburgo. In base al compromesso raggiunto, 19 paesi su venti hanno espresso il loro sostegno all’Accordo di Parigi, con gli Usa come eccezione. La soluzione e’ stata raggiunta all’ultimo minuto dopo un aspro confronto e il rischio che il summit finisse senza una dichiarazione congiunta. Anche in tema di commercio, non c’e’ una rinuncia al protezionismo ma un più generale riferimento all’apertura dei mercati.

AFP/LaPresse

Lavoreremo insieme per promuovere la crescita economica globale, sfruttando al contempo il potere dell’innovazione tecnologica, in particolare la digitalizzazione, e la sua applicazione a beneficio di tutti (…) Cercheremo di creare un circolo virtuoso di crescita entro il 2010 per affrontare le disuguaglianze (…) Porteremo avanti ulteriormente gli sforzi per promuovere lo sviluppo e affrontare altre sfide globali per aprire la strada verso un mondo inclusivo e sostenibile, come previsto nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile“. Questi i punti principali, sintetizzati nel preambolo. Nel documento si osserva una stabilizzazione della crescita globale, con l’aspettativa di una ripresa entro la fine dell’anno e fino al 2020 sostenuta da condizioni finanziarie accomodanti e misure di stimolo in diversi paesi. Tuttavia, la crescita rimane bassa e persistono rischi, soprattutto a causa dell’intensificarsi delle tensioni commerciali e geopolitiche. Pertanto viene ribadito l’impegno a “utilizzare tutti gli strumenti politici” a disposizione, a cominciare da una politica fiscale flessibile. Tra le sfide vengono indicati gli squilibri globali delle partite correnti, ancora “ampi e persistenti” benche’ si siano ridotti, e l’invecchiamento della popolazione.

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Accogliendo con favore la dichiarazione ministeriale del G20 di Tsukuba sul commercio e l’economia digitale, i leader si sono impegnati a realizzare “un ambiente commerciale e di investimento libero, equo, non discriminatorio, trasparente, prevedibile e stabile”, riconoscendo nel commercio internazionale e negli investimenti “motori importanti di crescita, produttivita’, innovazione, creazione di posti di lavoro e sviluppo“. E’ stata ribadita, al tempo stesso, la necessita’ di una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Riguardo all’innovazione, i leader hanno sostenuto che e’ un importante motore di crescita e inclusione e si sono impegnati a lavorare per una societa’ innovativa condividendo “la nozione di una societa’ futura incentrata sull’uomo” promossa dal Giappone come Societa’ 5.0. Un altro motore di crescita e’ costituito dalle infrastrutture di qualita’.

Foto Filippo Attili – Palazzo Chigi

Nella dichiarazione viene ribadito l’impegno a rafforzare la rete di sicurezza finanziaria globale collaborando col Fondo monetario internazionale (Fmi) e cooperando per “per un sistema fiscale internazionale equo, sostenibile e moderno“. Secondo i leader, le innovazioni tecnologiche possono offrire vantaggi significativi al sistema finanziario e “le criptovalute non rappresentano una minaccia per la stabilita’ finanziaria globale“, anche se i loro sviluppi vanno attentamente monitorati. Il Gruppo intende anche svolgere “un ruolo guida negli sforzi globali per prevenire e combattere la corruzione“, attuando il piano d’azione anti-corruzione del G20 per il 2019-2021.

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Un ampio capitolo e’ dedicato alla creazione di un circolo virtuoso di crescita che affronti il problema delle disuguaglianze, con particolare riferimento ad alcuni temi: l’occupazione, l’emancipazione femminile, il turismo e l’agricoltura. Alla base della questione del lavoro c’e’ la dinamica demografica, con l’invecchiamento della societa’, pur con differenze tra le varie aree del mondo. “Riconosciamo l’importanza di promuovere una societa’ anziana sana e attiva che consenta ai lavoratori di partecipare al mercato del lavoro in eta’ avanzata, e di continuare ad aumentare la partecipazione di giovani, donne e persone con disabilita’ nelle attivita’ economiche“, premettono i firmatari impegnandosi a migliorare l’occupabilita’ dei lavoratori attraverso la formazione permanente e a migliorare le condizioni di lavoro per tutti e riconoscendo che “nuove forme di lavoro emergenti, in particolare quelle guidate dall’innovazione tecnologica, possono essere fonte di opportunita’ di lavoro ma pongono anche sfide per la dignita’ del lavoro e per i sistemi di protezione sociale“.

Foto Filippo Attili – Palazzo Chigi

Sull’uguaglianza di genere, “essenziale per conseguire un obiettivo sostenibile e inclusivo” e “questione trasversale“, vengono registrati progressi verso l’obiettivo di Brisbane, di ridurre il divario nella partecipazione della forza lavoro tra uomini e donne del 25 per cento entro il 2025, anche se resta da affrontare il divario di genere nel lavoro di cura non retribuito che rimane un grande ostacolo alla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. L’impegno principale e’ “continuare a sostenere l’istruzione e la formazione delle ragazze e delle donne“, in particolare nelle aree rurali, dall’istruzione primaria all’accesso alle discipline Stem (Scienze, tecnologie, ingegneria e matematica).

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Il turismo, quota significativa del prodotto interno lordo mondiale, e’ visto come un settore di creazione di posti di lavoro di qualita’, nella preservazione delle risorse naturali. La produttivita’ agricola deve aumentare e la distribuzione deve essere piu’ efficiente, anche riducendo gli sprechi e i rifiuti, anche in questo caso con l’aiuto delle tecnologie. “Riconosciamo l’importanza di sviluppare una catena del valore agroalimentare sostenibile, basata sulla scienza e resiliente“, hanno sintetizzato i leader. Nel paragrafo sullo sviluppo, confermando la volonta’ di svolgere un ruolo di primo piano per l’attuazione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, si riconosce che “i finanziamenti pubblici e privati internazionali per lo sviluppo e altri meccanismi di finanziamento innovativi, compresa la finanza mista, possono svolgere un ruolo importante“; si individua tra gli investimenti prioritari quello nel capitale umano e si ribadisce l’impegno a “fronteggiare i flussi finanziari illeciti“. In materia di salute, “prerequisito per una crescita economica sostenibile e inclusiva“, viene ricordato l’impegno per “una copertura sanitaria universale secondo i contesti e le priorita’ nazionali” e promesso un rafforzamento dei sistemi sanitari incentrato sulla qualita’; anche in questo caso viene sottolineata l’importanza di promuovere “un invecchiamento sano e attivo“.

Quindi lo spinoso capitolo sul cambiamento climatico, l’energia e l’ambiente. La dichiarazione prende atto del lavoro svolto dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) e dalla Piattaforma intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (Ipbes), e riconosce l’urgente necessità di affrontare questioni e sfide complesse e globali, tra le quali i cambiamenti climatici, l’efficienza delle risorse, l’inquinamento, la perdita di biodiversita’, la sostenibilita’ della produzione e del consumo. “E‘ necessario un cambio di paradigma“, ammettono i leader, prendendo atto anche del successo dell’adozione degli orientamenti di attuazione dell’Accordo di Parigi.

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Tuttavia, “gli Stati Uniti ribadiscono la propria decisione di recedere dall’accordo di Parigi perche’ cio’ svantaggia i lavoratori e i contribuenti americani. Gli Stati Uniti ribadiscono il loro forte impegno a promuovere la crescita economica, l’accesso e la sicurezza dell’energia e la tutela ambientale“, ricordando che sono in prima linea nel mondo nella riduzione delle emissioni: le emissioni statunitensi di anidride carbonica legate all’energia sono diminuite del 14% tra il 2005 e il 2017 mentre l’economia e’ cresciuta del 19,4%.

Infine, il fenomeno migratorio. “Continueremo il dialogo sulle varie dimensioni di questi problemi nel G20“, promettono i capi di Stato e di governo. “I grandi movimenti di rifugiati sono una preoccupazione globale con conseguenze umanitarie, politiche, sociali ed economiche. Sottolineiamo l’importanza delle azioni condivise per affrontare le cause profonde delle migrazioni e rispondere ai crescenti bisogni umanitari“, e’ la conclusione della dichiarazione del vertice dei leader.

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