La vitamina D, la cui carenza è sempre più diffusa soprattutto tra le popolazioni del Mediterraneo, può causare, quando manca, diverse patologie più o meno gravi, favorendo piccoli e grandi malesseri.
“In base alle stime fatte dagli studiosi – spiega il dott. Vincenzo Liguori, biologo nutrizionista –, circa un miliardo di persone nel mondo soffrono di carenza o insufficienza di vitamina D. Le popolazioni più a rischio sono quelle che vivono lontane dall’Equatore; allo stesso modo le persone affette da alcune patologie come obesità, malattie del fegato, celiachia e malattie renali, o anche anziani e persone con la pelle scura sono a rischio di carenza di vitamina D”.
“Il National Health and Nutrition Examination Survey (Sondaggio nazionale sulla salute e l’alimentazione), ha preso in esame oltre 15.000 adulti, arrivando alla conclusione che gli individui con la pelle scura presentano dei livelli più bassi di vitamina D – precisa Liguori attraverso la propria pagina Facebook –, a causa degli alti livelli di melanina presenti nel loro organismo che impediscono l’assorbimento della vitamina D attraverso i raggi solari”.
“Oltre alle conseguenze mediche la carenza di vitamina D porta anche a conseguenze psicologiche che possono essere più o meno gravi. Ogni tessuto del corpo umano, infatti, presenta dei recettori di questa vitamina, contenuti dunque nel cervello, nel cuore, nei muscoli e nel sistema immunitario. Ciò significa che la vitamina D è vitale per il funzionamento del corpo umano a tutti i livelli. La vitamina D – scrive ancora il nutrizionista –, oltre ad essere appunto una vitamina, è anche un ormone che aiuta l’assorbimento del calcio, aiutando a costruire le ossa, i denti e i muscoli. Ma non solo, perché la sua funzione è anche quella di attivare i geni che regolano il sistema immunitario e rilasciare i neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina, che aiutano il funzionamento e lo sviluppo cerebrale. I ricercatori hanno individuato dei ricettori di vitamina D su diverse cellule situate nel cervello, nelle stesse regioni collegate alladepressione. Dunque la connessione tra vitamina D e depressione o umore è provata ormai da diversi studi”.
“Il livello ideale di vitamina D nel sangue – raccomanda il dott. Liguori – dovrebbe attestarsi tra i 50 e i 75 ng/mL. Gli integratori di vitamina D, dunque, potrebbero ricondurre a livelli nella norma, migliorando al contempo l’umore: è stato mostrato in diversi casi, infatti, che la carenza di vitamina D può prolungare la guarigione della depressione. C’è da dire che la ricerca è ancora alle prime fasi e gli studiosi non sono ancora sicuri del modo in cui la vitamina D sia connessa alla depressione, ma le numerose indagini confermano il ruolo di questa preziosa sostanza nella fisiopatologia della depressione e come potenziale cura per questa malattia”.
“Gli individui più a rischio di carenza di vitamina D sono gli anziani, gli adolescenti, gli obesi e le persone affette da malattie croniche (come ad esempio il diabete), che sono gli stessi gruppi considerati a rischio per la depressione. Secondo approfondite ricerche – conclude il nutrizionista – gli effetti della carenza di vitamina D sulla salute mentale possono causare anche patologie più gravi, come ad esempio la schizofrenia, oppure causare condizioni più ‘ordinarie’ ma comunque fastidiose come i repentini cambiamenti di umore”.