“Il sole non è il diavolo. L’esposizione” ai suoi raggi “dev’essere controllata, ma evitarlo non è la scelta giusta visto che la nostra pelle ha bisogno della vitamina D“. Mentre inizia la stagione estiva e cresce la voglia di tintarella, è questo il consiglio di Harald Kitter, professore e dermatologo all’università di Vienna, dal Congresso mondiale di dermatologia (Wcd2019) in corso a Milano. Lo specialista ha fatto il punto sulle novità per il monitoraggio dei nei, sempre più preciso grazie alle nuove tecnologie digitali.
“La diagnosi del cancro alla pelle, del melanoma e di altri tumori cutanei – ha spiegato l’esperto – è cambiata nel corso del tempo e ha fatto passi in avanti anche grazie alla dermoscopia e alla dermoscopia digitale“. Gli studi di Kittler si concentrano proprio sulla dermoscopia, comunemente definita ‘mappa’ dei nevi cutanei e delle lesioni pigmentate della pelle, ma i suoi principali interessi riguardano la dermatoscopia digitale, il follow-up delle lesioni pigmentate della cute con l’aiuto di un computer. C’è oggi la possibilità di monitorare i nevi in periodi e visite successive, ha sottolineato, intercettando così eventuali cambiamenti inclusa l’eventuale comparsa di un melanoma.
“Oggi possiamo osservare la presenza di un cancro a uno stadio iniziale, quando la vita del paziente non è ancora in pericolo – ha precisato Kittler – Quando diventa melanoma l’età non fa più la differenza, considerato che il cancro alla pelle può colpire chiunque, persino pazienti giovani“, ha aggiunto, rassicurando tuttavia sul fatto che, benché esista un legame stretto tra melanoma e sole, non tutti i melanomi sono causati dall’esposizione ai raggi solari.