Paolo Nespoli, l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), con i suoi 313 giorni in orbita in 3 anni e più di 210 milioni di chilometri percorsi, è stato protagonista della seconda giornata di Legend19, l’evento organizzato per il primo anno di vita della Nuvola, il quartier generale della Lavazza nel cuore di Torino.
“Credo che tutti abbiano la potenzialità di diventare una leggenda, seguendo i propri sogni e facendo le cose che piacciono”, anche se lui si schernisce e dice di non esserlo. Nespoli ha dialogato con Federico Buffa durante l’incontro ‘Oltre la gravità. L’astronauta come metafora della leggenda’.
“Ai giovani dico di cercare di guardarsi dentro e di sperimentare, perché non saprai mai cosa vuoi fare se non provi. Bisogna cercare di fare tutto – è il consiglio alle nuove generazioni dell’astronauta – e poi capire le cose che ti prendono, le tue passioni, perché la cosa migliore nella vita è fare il lavoro che ti piace, questo è il lavoro migliore”.
Della sua esperienza, Nespoli racconta di aver “realizzato un sogno. Sono riuscito a fare una cosa che sembrava impossibile, ma questo lo fanno in tanti. Alla fine conta quello che vuoi fare e come lo fai, così hai la potenzialità di diventare una leggenda”.
“Andiamo nello spazio per migliorare la vita sulla Terra“ ha spiegato Nespoli, sottolineando l’importanza della ricerca, “che è un investimento sul futuro. E’ assolutamente importante che una nazione tecnologica e evoluta faccia ricerca o non andiamo da nessuna parte”. Nespoli ha poi ammesso che pur non andando nello spazio per guardare la Terra è inevitabile farlo e rimanerne affascinanti.
“Quando sei nello spazio ti senti umano. Di fatto – dice – sei un extraterrestre nel vero senso della parola ed è una delle prime volte che guardi questo Pianeta sotto di te, e vedi casa tua, e ti senti un essere umano. Non italiano, francese, europeo, americano, ma un essere umano e questa – conclude – è la cosa bella che mi piacerebbe tutti potessero provare”.
Bere un caffè italiano nello spazio “mi ha riportato sulla terra”, spiega Nespoli. L’azienda, in partnership con la Argotec, ha realizzato la prima macchina espresso a capsule spaziale, per la Stazione Spaziale Internazionale, la Isspresso. Fra quelli che l’hanno utilizzata c’è proprio Nespoli.
“Di caffè nello spazio se ne beve tanto. Io non l’ho bevuto – racconta – perché quello americano non mi piace, finché non è arrivata questa macchina, che permette di fare il caffè italiano”. “Fare il caffè in orbita non è una cosa semplice – sottolinea – La Nasa, quando ha visto la macchina per la prima volta, ha detto ‘è come una bomba, c’è acqua a 100 gradi, 3 atmosfere di pressione, non la vogliamo’. Non è stato facile costruirla, ma è venuto fuori un caffè incredibile. Inoltre – conclude – abbiamo usato un bicchiere disegnato per poter essere usato in assenza di gravità, che mi ha permesso di mettere il naso nella tazzina, sentire questo sapore e avere le labbra bagnate di caffè cosa che non succede quando bevi nello spazio. E’ stata una cosa incredibile, mi ha riportato sulla terra”.