Sono almeno 279 i delfini che dallo scorso febbraio si sono incagliati lungo la costa americana, il triplo rispetto alla norma, e il 98% è morto. Lo rivelano gli scienziati del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) che stanno cercando di capire le cause della più grande moria di delfini negli stati costieri statunitensi – Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida – che si affacciano sul Golfo del Messico.
In base alla prime ricerche, pare che la strade di cetacei possa essere riconducibile agli “effetti persistenti della fuoriuscita di petrolio della BP nel 2010 e più direttamente alla bassa salinità dell’oceano causata dagli alti livelli di acqua dolce proveniente da fiumi in piena e al canale di scarico della Louisiana“, come ha spiegato Teri Rowles, coordinatore Noaa per la salute dei mammiferi marini. In effetti in base ai rilievi effettuati, il 23% dei delfini incagliati tra la Louisiana e a Florida erano stati esposti ad alti livelli di acqua dolce e riportavano relative ferite.
Altre probabili cause di morte per gli scienziati potrebbero essere i prodotti chimici e altre sostanze tossiche contenute nei fiumi, o cambiamenti nelle prede ingerite dai delfini – pesce e granchio – che avrebbero bisogno di un livello di salinità più alto. In Louisiana e nel Mississippi è anche aumentato il numero di tartarughe spiaggiate, e la causa potrebbe essere identica a quella dell’incagliamento dei delfini.