Per molti è la “culla della civiltà”, gli storici la chiamano Mesopotamia. Le rovine che per migliaia di anni hanno punteggiato il paesaggio della Turchia meridionale presto saranno perse per sempre. Una nuova diga costruita sul fiume Tigri potrebbe lasciare circa 50.000 persone senza casa nell’area, per non parlare delle perdite storiche incalcolabili. La nuova diga sul fiume fornirà irrigazione per l’agricoltura ed elettricità per la Turchia e l’Iraq, ma l’acqua consumerà l’intera area della città di Hasankeyf, che presto sarà letteralmente sott’acqua, sommersa per sempre.
Un residente locale ha affermato: “Non dovrebbero farlo. È difficile per noi. Non dovrebbero farlo. Perderemo tutto. Resteremo senza casa. Riceviamo un piccolo compenso, è difficile”. Un altro residente si è espresso così: “Questa è storia. La nostra cultura è molto ricca. Nell’Occidente e in Europa danno valore alla tutela della storia, ma qui siamo seduti proprio nel mezzo di un tesoro mondiale. Io sono un sostenitore della sua conservazione. Dobbiamo avere qualcosa da mostrare ai nostri figli”.
La diga di Ilisu, parte del grande Southeastern Anatolia Project, dovrebbe salvare l’area dalla siccità. Secondo Ercan Ayboga, ingegnere ambientale e portavoce dell’”Initiative to Keep Hasankeyf Alive”, molte persone dell’area sono già state spostate dalle autorità negli ultimi anni, con l’inizio dell’inondazione artificiale della riserva atteso nel mese di giugno che sommergerà la città e i villaggi vicini sotto 60 metri di acqua. “Forse a causa della reazione pubblica al progetto, il progetto di inondazione potrebbe essere rimandato di diversi mesi. Stiamo chiedendo alle autorità di mettere un freno al progetto per avere un profondo dibattito su come trovare una soluzione accessibile” per affrontare i problemi degli sfollati e il destino di centinaia di monumenti antichi che verranno sommersi, ha spiegato Ayboga. Ora sono meno di 3.000 le persone rimaste nella città, che potete vedere nelle foto della gallery scorrevole in alto a corredo dell’articolo.
La diga di Ilisu è completa a circa 40km da Hasankeyf. La gigantesca struttura dovrebbe generare 3.800 gigawattora di elettricità all’anno, secondo il governo turco. La diga, localizzata vicino all’Iraq, genererà quasi il 2% della fornitura elettrica della Turchia, creerà una riserva di 11 miliardi di metri cubi per scopi di irrigazione per l’agricoltura, ma inonderà 300 siti storici. Ridvan Ayhan, 56 anni, è nato e cresciuto ad Hasankeyf e ha spiegato di essere nato in una delle molte grotte neolitiche dell’area utilizzate fino agli anni ’70 come dimore dai residenti locali. Diventato ora un attivista contro la diga di Ilisu, insiste che “una diga che avrà una vita di 50 anni inghiottirà una storia di 12.000 anni e questo è qualcosa che non siamo pronti ad accettare”.
Solo una piccola parte dei siti archeologici intorno ad Hasankeyf è stata scavata finora in una corsa contro il tempo degli archeologici che temono che i reperti storici andranno persi per sempre una volta che le autorità daranno il via libera per le inondazioni nelle prossime settimane. Le autorità locali stanno anche lavorando per salvare gli importanti siti storici di Hasankeyf spostandoli gradualmente. Un monastero islamico del XII secolo, un bagno turco di 800 anni fa e il mausoleo Zeynel Bey di 650 anni fa sono già stati spostati al nuovo Hasankeyf Cultural Park.
Gli archeologi ritengono che la storia di Hasankeyf sia iniziata 12.000 anni fa, sulla base dei resti neolitici trovati nelle grotte circostanti. Nel corso dei secoli, mentre il Tigri diventava un importante crocevia per la Via della Seta, la città è passata nelle mani di Assiri, Ayyubidi e Ottomani. Gli ambientalisti temono anche che il delicato ecosistema del bacino del Tigri, casa di alcune delle civiltà più primitive, verrà alterato per sempre.