VACCINI PER L’INFANZIA E VACCINI PER ADULTI – Le vaccinazioni proposte nel paziente fragile sono molto diverse da quelle per l’infanzia. Oltre che alla protezione individuale, le vaccinazioni destinate al bambino sono necessarie per raggiungere l’immunità di gregge, ossia la copertura del 95% della popolazione, per ridurre la possibilità che un agente infettivo circoli e vada a colpire anche le persone non vaccinate. Nel caso delle vaccinazioni del paziente fragile, l’obiettivo principale è proteggere il singolo individuo immuno-compromesso, una persona fragile che può essere colpita da infezioni più facilmente e in forma più violenta. Negli adulti immuno-compromessi, le vaccinazioni attuate in età infantile possono non offrire più copertura. Diventa pertanto utile stabilire con test diagnostici se una persona sia ancora protetta o abbia bisogno di un richiamo vaccinale anche per i vaccini dell’infanzia.
GLI ANZIANI PAZIENTI FRAGILI – “Il numero dei pazienti fragili comprende diverse categorie e può variare a seconda della definizione – evidenzia il Prof. Carlo Federico Perno, Co-Presidente del Congresso, Professore di Microbiologia all’Università Statale di Milano. – Una categoria sicuramente coinvolta è quella degli anziani: costoro sono fragili per definizione, soprattutto gli ultra 75enni (anche se la fascia tra 65 e 75 merita comunque grande attenzione da questo punto di vista). Inoltre, ci sono tutti i pazienti onco-ematologici, quelli sottoposti a chemioterapia, chi fa uso di farmaci biologici in reumatologia, in gastroenterologia, in dermatologia, ecc.. Il contesto è estremamente ampio, quantificabile in milioni di persone”.
“In particolare – sottolinea il Prof. Giuliano Rizzardini, Co-Presidente del Congresso, Responsabile Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco – Polo Universitario di Milano – la vaccinazione antipneumococcica delle persone di età superiore ai 65 anni è stata valutata favorevolmente anche sotto il profilo economico, poiché consentirebbe di risparmiare risorse, in analogia con due soli altri interventi sanitari sulla popolazione della stessa fascia d’età: la vaccinazione antinfluenzale e il PAP-test per le donne. Tuttavia le coperture vaccinali in questa popolazione raggiungono a fatica il 50%”.
L’APPUNTAMENTO – Il tema dei vaccini per soggetti immuno-compromessi è al centro del Convegno “Le vaccinazioni nel paziente fragile”, che si tiene a Milano presso la Sala Pirelli del Palazzo Pirelli martedì 11 e mercoledì 12 giugno, presieduto dai professori Andrea Gori, Carlo Federico Perno e Giuliano Rizzardini. Tra i rappresentanti delle istituzioni, presente l’Assessore al Welfare Giulio Gallera, il Direttore Generale di ATS Milano Dott. Walter Bergamaschi, e la responsabile della Unità Organizzativa Prevenzione Regione Lombardia Maria Gramegna. Obiettivo di questo incontro è porre le basi per un piano di lavoro coerente e strutturato, che deve essere realizzato attraverso un intervento multidisciplinare, che coinvolga gli specialisti, i medici di medicina generale, i laboratori di microbiologia e i responsabili della Sanità pubblica, attivamente coordinati all’interno del sistema sanitario delle Regioni.
I VANTAGGI ECONOMICI E SOCIALI – Dal punto di vista della politica sanitaria, due sono gli aspetti fondamentali da valutare in merito a queste vaccinazioni. Uno è attinente alla salute individuale: nel paziente fragile determinate patologie infettive sono molto più gravi, e possono avere un esito mortale. La vaccinazione antinfluenzale, ad esempio, diventa necessaria, perche questa malattia, che è di regola ben sopportata da un giovane sano, può essere molto grave e anche letale in un paziente fragile. Il secondo riguarda la politica sanitaria e si fonda sulla conferma che la prevenzione costa alla collettività meno della cura. In una popolazione che invecchia, farmaci e ricoveri costano e costeranno sempre di più, mentre il costo delle vaccinazioni è fortemente inferiore al costo della cura delle infezioni che prevengono. “Una vaccinazione dunque non significa solo salvare una vita, ma anche evitare farmaci e ricoveri che costerebbero molto di più di una vaccinazione – afferma il Prof. Perno. – Per questo serve una politica sanitaria che ne favorisca l’implementazione e una maggiore informazione per tutti gli specialisti dei vaccini disponibili e delle opportunità che offrono in virtù delle loro potenzialità”.
L’IMPORTANZA DEI VACCINI NEI PAZIENTI FRAGILI – La copertura vaccinale nei pazienti fragili è molto al di sotto di quella necessaria, anche rispetto alle Linee Guida di tutte le società scientifiche. È una procedura tra le meno seguite: la conseguenza è una netta minor prevenzione di eventi invece assolutamente evitabili. “Le vaccinazioni vanno fatte – sottolinea il Professor Massimo Galli, Presidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. – Anzitutto quella anti-influenzale, che in persone in condizioni di fragilità è praticata in percentuali addirittura inferiori a quella praticata agli anziani, che negli ultimi anni si è attestata poco sopra il 50%, rispetto a una soglia minima desiderabile del 75% e a una soglia di protezione del 95%. Nei portatori di patologie croniche, invece, dati europei dicono che non si va oltre il 30-40%, un dato eloquente che sottolinea che c’è molto da fare. La copertura vaccinale contro lo pneumococco, specificamente prevista dal Piano Nazionale per varie categorie di pazienti fragili, è addirittura quasi assente”. È quindi necessario far crescere la condivisione di informazioni tra specialisti di branche diverse e di programmi di implementazione delle vaccinazioni. Il luogo in cui tutto questo può più facilmente avvenire è proprio l’ospedale, ove le campagne vaccinali per i pazienti cronici possono essere organizzate in sicurezza utilizzando anche le ricorrenti frequentazioni degli ambulatori specialistici e gli stessi periodi di ricovero.
“Dati di un grande ospedale italiano dimostrano che dei ricoverati dai 50 anni in su oltre il 50% sarebbe stato eleggibile alla vaccinazione anti pneumococcica – aggiunge il Prof. Galli. – Queste vaccinazioni, se in generale sono una risorsa che va sfruttata per vivere più a lungo e meglio, senza contrarre malattie evitabili, per le persone fragili sono una protezione indispensabile per sfuggire a rischi che possono comportare conseguenze estreme”.