«Einstein aveva ragione, almeno per ora»: con queste parole, pronunciate dalla fisica e astronoma dell’Università della California Andrea Ghez, si può riassumete un complesso studio destinato a testare una delle teorie più longeve della scienza: la relatività generale. A metterla alla prova questa volta è stata una ricerca pubblicata su Science, dove Ghez e colleghi hanno analizzato un possibile punto debole dei principi einsteiniani, i buchi neri.
Questi oggetti – spiega Global Science – erano già stati previsti dalla teoria einsteiniana. Densissime regioni dello spazio-tempo, i famigerati black holessono caratterizzati dal cosiddetto “orizzonte degli eventi”. Un limite oltre il quale nulla, neppure la luce, può tornare indietro. Da qui deriva la proprietà di collasso dei buchi neri: in prossimità dell’orizzonte degli eventi la luce non riesce a passare, la gravità è irresistibile e il tempo sembra fermarsi. Per questo il buco nero appare come eternamente collassato su se stesso.
Ma come funziona la relatività generale rispetto ai corpi celesti che ruotano intorno a un buco nero collassato? Le intuizioni di Einstein sono sempre valide in quel “limbo cosmico” prima che un oggetto venga risucchiato dall’orizzonte degli eventi? Per rispondere, il team di ricerca guidato dall’Università della California è andato ad analizzare il centro di casa nostra, ovvero il buco nero supermassiccio Sagittarius A* nel cuore della Via Lattea.
In particolare, gli scienziati si sono concentrati sulla stella S0-2, in orbita intorno a Sagittarius A* per un periodo che corrisponde a circa 16 anni terrestri. L’orbita completa di S0-2 copre tre dimensioni, caratteristica che il team di Ghez ha sfruttato per raccogliere lo spettro di luce della stella in momenti e posizioni diverse. Le misurazioni più importanti si sono concluse lo scorso settembre, quando l’astro ha raggiunto il punto più vicino al buco nero.
«Questi dati in tre dimensioni – spiega la ricercatrice – ci hanno dato il biglietto d’ingresso per testare la relatività generale einsteiniana. Ci siamo chiesti come si comporta la gravità nei dintorni di un buco nero supermassiccio, e quello che abbiamo osservato è stata la commistione di spazio e tempo prevista da Einstein. Nella versione newtoniana della gravità spazio e tempo erano separati, mentre la relatività generale resta coerente con i nostri dati osservativi».
Un’altra vittoria del fisico tedesco dunque, la cui teoria fondamentale negli ultimi anni – inclusa la prima rivelazione delle onde gravitazionali – ha collezionato solo conferme.