Campi Flegrei, uno dei più pericolosi supervulcani potrebbe eruttare prima del previsto

I risultati di uno studio forniscono “le prime prove quantitative che i Campi Flegrei stanno evolvendo verso condizioni più favorevoli all’eruzione": un'analisi dell'enorme campo vulcanico in Campania
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Uno dei supervulcani più pericolosi del mondo sembra essere più vicino all’eruzione di quanto si pensasse in precedenza, hanno avvisato gli scienziati. I Campi Flegrei hanno mostrato segni di risveglio negli ultimi 67 anni e ora gli studi indicano che il vulcano ha accumulato energia in tutto questo periodo, aumentando il rischio di un’eruzione. I Campi Flegrei sono un enorme campo vulcanico che si trova circa 14km a ovest di Napoli, città che ospita circa 1 milione di persone. È composto da 24 crateri ed edifici e appare come una grande depressione sulla superficie della terra.

Il vulcano ha eruttato per l’ultima volta nel 1538 dopo quasi un secolo in cui accumulava pressione. Ma nonostante sia durata per oltre una settimana, questa eruzione è stata relativamente piccola: 40.000 anni fa, ha prodotto, infatti, un’eruzione “super colossale”. Si tratta della seconda misura più alta nell’indice di esplosività vulcanica (la prima è “mega colossale”). In uno studio pubblicato su Nature Communications, gli scienziati hanno creato un modello che analizza l’instabilità e il sollevamento del suolo ai Campi Flegrei dagli anni ’50 per comprendere se potrebbe prepararsi per un’eruzione.

caldera campi flegrei
La Caldera dei Campi Flegrei vista dal bordo orientale, collina di Posillipo; in primo piano: il complesso siderurgico di Bagnoli ormai dismesso e, a sinistra, l’isolotto di Nisida. Sullo sfondo Capo Miseno e Ischia

Episodi di instabilità di due anni sono stati registrati negli anni ’50, ’70 e ’80. Il movimento di magma a quasi 3km al di sotto della superficie era responsabile dell’attività, con una serie di piccoli terremoti e sollevamento. Studi precedenti hanno dimostrato che il suolo intorno ai Campi Flegrei si stava muovendo verso l’alto, salendo di 330mm negli ultimi 10 anni. In totale, i 3 episodi di sollevamento hanno causato l’innalzamento del Porto di Pozzuoli, che si trova vicino all’epicentro dell’instabilità, di oltre 3 metri rispetto al mare. Un simile sollevamento era stato registrato prima dell’eruzione del 1538.

Anche se è impossibile prevedere esattamente quando erutterà un vulcano, ci sono alcuni segnali rivelatori che possono aiutare gli scienziati a comprendere il rischio. Quando il suolo intorno ad un vulcano si stende troppo, raggiunge un punto di rottura, il magma è in grado di scappare, la superficie si spacca e può avvenire un’eruzione. Ma questo non succede sempre. A volte, il magma rimane in stallo prima di raggiungere la superficie.

Nel loro studio, gli scienziati dell’University College London (UCL) e dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli hanno dimostrato come ogni periodo di instabilità abbia portato ad un accumulo di energia necessaria per stendere la superficie. “Gli episodi individuali sono convenzionalmente trattati come eventi indipendenti. Solo i dati di un episodio in corso sono considerati pertinenti per valutare il potenziale eruttivo”, hanno scritto gli autori. In precedenza, gli scienziati pensavano che la crosta del vulcano si rilassasse dopo ogni episodio di instabilità. Il team, invece, ha dimostrato che ogni episodio successivo ha portato ad “un’accumulazione a lungo termine di stress” e che i loro risultati forniscono “le prime prove quantitative che i Campi Flegrei stanno evolvendo verso condizioni più favorevoli all’eruzione”.

Christopher Kilburn, direttore dell’Hazard Centre dell’UCL e autore dello studio, ha dichiarato: “Studiando come il suolo si sta fratturando e muovendo ai Campi Flegrei, pensiamo che possa avvicinarsi ad una fase critica in cui un’ulteriore instabilità aumenterà la possibilità di un’eruzione, ed è imperativo che le autorità siano preparate a questo. Non sappiamo quando o se questa instabilità a lungo termine porterà ad un’eruzione, ma i Campi Flegrei stanno seguendo una tendenza che abbiamo visto quando abbiamo testato il nostro modello su altri vulcani, come il Rabaul in Papua Nuova Guinea, El Hierro delle Canarie, il Soufriere Hills nei Caraibi”. Nello studio, gli scienziati hanno sostenuto che i dati indicano che il sollevamento ai Campi Flegrei raggiungerà tra i 4,8 e i 10 metri prima che sia probabile un’eruzione.

A Newsweek, Kilburn ha dichiarato: “Non stiamo dicendo che ci sarà un’eruzione. C’è una grande differenza tra “ce ne sarà una” ed “è più probabile di quanto precedentemente pensato”. Se si valuta la probabilità dell’evento, bisogna capire che la crosta sta diventando sempre più spaccata, quindi le probabilità stanno aumentando con il tempo”. Ha aggiunto che hanno i dati solo di altri 2-3 periodi di attività, quindi trarre conclusioni da questo non è l’ideale. “Ma se disegniamo un’analogia, prima dell’ultima eruzione c’erano 17 metri di sollevamento. La domanda è aspettiamo altri 17 metri o potrebbe arrivare prima? La nostra conclusione è che potrebbe arrivare prima e anche che nel modo in cui la crosta si sta spezzando, sta raggiungendo un punto in cui il suo comportamento potrebbe cambiare e noi potremmo avere più sismicità con ogni ulteriore metro di sollevamento. Per quello che ne sappiamo, il vulcano non farà più nulla. Potremmo non avere problemi per altri 500 anni. Ma se entriamo in un altro rapido sollevamento, come quello che abbiamo visto in passato, dobbiamo avere in mente questo… potrebbe portare ad uno stadio più vicino all’eruzione. La probabilità sarebbe più alta”, ha spiegato Kilburn.

Panorama della caldera dei Campi Flegrei visto dalla Collina dei Camaldoli (foto di Roberto Isaia, INGV-OV)

In termini di grandezza dell’eruzione, Kilburn ha detto che la più grande sarebbe alla pari con quella del Vesuvio del 79 d.C., che distrusse Pompei ed Ercolano. “Ma è molto improbabile. È molto più probabile che sia circa 100 volte più piccola. Il problema reale è non sapere dove accadrà… dovremo evacuare più dell’area che è probabile venga colpita perché non sapranno dove arriverà fino all’ultimo momento, mentre in un vulcano come il Vesuvio, il magma normalmente fuoriesce dalla vetta”, ha spiegato Kilburn.

La caldera dei Campi Flegrei vista da nord con la città di Napoli e il Vesuvio sullo sfondo (immagine da Google Earth)

Negli anni ’70 e ’80, le migliaia di persone che vivevano intorno ai Campi Flegrei sono state evacuate per le preoccupazioni di un’eruzione. Giuseppe De Natale, ex direttore dell’Osservatorio del Vesuvio e co-autore dello studio, ha dichiarato: “La maggior parte dei danni nelle crisi precedenti è stata causata dallo scuotimento sismico degli edifici. I nostri risultati mostrano che dobbiamo essere pronti per una maggiore quantità di sismicità locale durante un altro sollevamento e che dobbiamo adattare le nostre preparazioni per un’altra emergenza, che porti o meno ad un’eruzione”. Per prevedere di più sui Campi Flegrei, gli scienziati devono ottenere una migliore comprensione della struttura ad una profondità di quasi 3km, ossia dove si trova il magma che sta causando le alterazioni. “Come si comporterà, dipenderà dalla forma del corpo che modella”, ha concluso Kilburn.

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