Il grande ciclismo paga carissimo il prezzo dei cambiamenti climatici e del clima “impazzito”: non era mai successo nella storia che una tappa del Tour de France fosse neutralizzata e non assegnata, il primato rimarrà all’edizione del 2019 per un violento temporale che ha colpito la Val-d’Isère provocando frane e grandinate sul tracciato. Uno scenario disastroso che ha costretto gli organizzatori a tagliare anche l’ultima tappa alpina, ridotta a una mini-tappa di 59km vinta da Vincenzo Nibali, lo Squalo dello Stretto, nel giorno della favola di Egan Bernal, talento colombiano nato lo stesso giorno di Pantani che vince il Tour de France ad appena 22 anni. Pochi mesi fa un altro giovane colombiano, Richard Carapaz, vinceva il Giro d’Italia a 26 anni: la tappa del giorno del suo compleanno, quella con il Gavia, era stata ridisegnata a causa della troppa neve presente sulle Alpi il 26 maggio.
E così questo 2019 non è solo il primo anno della storia in cui due colombiani vincono il Giro d’Italia e il Tour de France e uno dei rarissimi anni in cui due scalatori puri vincono le due principali corse ciclistiche del mondo (non succedeva dal 1998 quando Pantani fece la doppietta), ma soprattutto l’anno in cui il meteo estremo compromette le tappe più belle e importanti del Giro e del Tour a furia di maltempo e fenomeni atmosferici violenti. Un altro segnale che deve far riflettere.