Due forti e inattese esplosioni hanno interessato il vulcano di Stromboli tra le 16,45 e le 17 del 3 luglio 2019.
Circa 30 minuti dopo in alcune spiagge del Cilento, Buondormire vicino all’Arco Naturale di Palinuro e Calanca a Marina di Camerota, i bagnanti hanno notato un anomalo movimento dell’acqua marina con abbassamenti e sollevamenti di alcune decine di cm. Con ogni probabilità, il fenomeno è da mettere in relazione a quanto accaduto a Stromboli.
Il senatore Franco Ortolani, geologo e docente universitario, ordinario di Geologia e direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio della prestigiosa università “Federico II°” di Napoli, ha commentato il fenomeno: “Mesi fa con il collega Senatore F. Castiello abbiamo predisposto una interrogazione per richiamare l’attenzione del Governo su questo, fino ad ora, trascurato problema: il rischio tsunami sulle coste tirreniche. Ecco la conclusione dell’interrogazione “Quali iniziative attuabili sul territorio, anche di tipo sperimentale, i ministri in indirizzo intendano assumere, oltre a studi e ricerche, al fine di procedere ad una valutazione della sicurezza della fascia costiera urbanizzata e antropizzata, in termini di pericolosità e rischio potenziale da tsunami. Quest’ultimo risulta scientificamente rilevante e non risulta sia stato realizzato e attivato un sistema di allarme precoce. E’ socialmente doverosa una istituzionale valutazione sia in considerazione dei rilevanti, ultimi fenomeni eruttivi dei vulcani appartenenti all’arco insulare eoliano (Stromboli) che, soprattutto, in virtù della diffusa antropizzazione, affollamento e popolosità (specialmente nel periodo estivo, in quanto comuni turistici) dei territori rivieraschi, facilmente inondabili in quanto – per la maggior parte – ubicati a quote di pochi metri al di sopra del livello medio marino, quali, ad esempio, nel Cilento: Paestum, Agropoli, Casal Velino, Velia, Ascea Marina, Scario, Policastro, Capitello, Villammare, Sapri, e in Basilicata Maratea, in Calabria Marina di Tortora, Praia a Mare, Scalea etc.”.
Circa il reale rischio tsunami si è fatto riferimento ad una pubblicazione scientifica relativa agli effetti dello tsunami del 2002 innescato da una frana che ha interessato un versante dello Stromboli “Near- and far-field survey report of the 30 December 2002 Stromboli (Southern Italy) tsunami. Marine Geology • February 2005, di Alessandra Maramai, Laura Graziani, Giuliana Alessio, Pierfrancesco Burrato”.
Nella figura A sono indicati i luoghi nei quali sono stati rinvenuti e studiati gli effetti delle onde. Nella figura B sono evidenziati i siti nel Cilento. Nella figura C in base alle evidenze riscontrate dagli autori (riquadro f) è stato ricostruito dallo scrivente con la linea azzurra punteggiata il limite della zona invasa dall’acqua sorapposto ad una foto satellitare dell’agosto 2011 che consente di apprezzare l’affollamento di bagnanti nella spiaggia a sud del porto di Marina di Camerota. La figura D illustra la stessa zona di Marina di Camerota ripresa in marzo senza bagnanti, cioè nella stessa situazione che si aveva quando le onde hanno interessato la spiaggia nel 2002.
Non si è trattato di onde devastanti; si tenga presente che hanno investito la costa invadendola per varie decine di metri quando sulle spiagge non c’era nessuno. Le testimonianze raccolte evidenziano prima il ritiro dell’acqua marina e poi la risalita con onde che per qualche decina di minuti hanno invaso alcune decine di metri di spiaggia.
Non si tratta di fare allarmismo ma una corretta informazione visto che il problema tsunami esiste.
Inutile continuare a fare finta di niente come fatto dai governi che si sono succeduti dal 2002 fino al 4 marzo 2018.
Prima di tutto una adeguata azione di informazione va realizzata nelle scuole e presso le associazioni di cittadini.
Tutti devono sapere che se vedono un improvviso ritiro dell’acqua del mare devono immediatamente raggiungere l’entroterra in posizione il più in alto possibile.
Interventi pilota vanno progettati e realizzati in spiagge significative.
E poi vanno utilizzati i dati raccolti con le ricerche scientifiche al fine di mettere a punto un valido sistema di allarme precoce che sia diffuso e conosciuto e ben “spiegato” e indicato sui territori.
La buona ricerca richiede buoni amministratori che mettano a frutto i risultati per garantire e tutelare i cittadini.
Gli effetti delle onde sulla costa sono diversi in relazione alla propagazione delle onde stesse, come verificato anche nei recenti tsunami oceanici. Come si vede dalla ricostruzione scientifica le coste del Cilento investite perpendicolarmente dai fronti d’onda hanno risentito maggiormente rispetto alle coste calabre“.